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LA GIOIA
        Carlo Setzu 

La gioia e un’energia, una manifestazione vivente e dinami­ca di vita ed è una caratteristica della Nuova Era. Infatti, stiamo guardando avanti con grande senso di anticipazione, di speranza e di gioia per le potenzialità del futuro. 

Il positivo, l’unità, la sintesi, l’universalità, il dinamismo e il vivere intensamente è per natura gioiosa. La gioia di rimando stimola e favorisce l’unione, il rapporto armonico, riunisce i gruppo e favorisce la cooperazione. Essa e radiante e utile per l’estroversione. 

La gioia è anche connessa nonostante tutto al nuovo che inizia, che sta nascendo, che è giovane. 

         La gioia è l’espressione della certezza dell’esistenza del Sé superiore o anima, e nella misura in cui siamo infusi d’anima, siamo gioiosi. In altri termini è il termometro che indica il grado di contatto o di fusione con l’anima. La gioia dell’anima ha la qualità della serenità. 

La coscienza di gruppo, l’universalità, l’unità con il Tutto inonda l’uomo di gioia. 

La bellezza, di qualsiasi natura, dà gioia perché è un ri­flesso dell’armonia che regna su un livello superiore. 

Il riconoscimento della Realtà, dietro l’apparenza, è una fonte di gioia. Ci viene quando riconosciamo le leggi, i principi e i passi successivi del processo evolutivo. 

Il senso di meraviglia è un altro motivo di gioia; la creazione ha la sua radice nella meraviglia, e il suo completamento è nella gioia. 

 Il senso della gioia accresce l’energia e il sentirla provoca gioia. Il senso dell’humour è una combinazione di gioia, saggezza e compassione e nasce dalla constatazione della mancanza di proporzione nella vita umana. Esso non è critico, perché mos­tra un difetto condiviso da tutti, ma è benevolo, perché vede e comprende l’imperfezione. 

Il servizio, per quanto sia faticoso, da molta gioia, perché senti di essere allineato col processo evolutivo e di partecipare volontariamente e attivamente con esso. 

Bisogna considerare anche l’indifferenza verso la gioia, perché l’attaccamento a essa fa perdere la sua vera qualità e le sue doti. La gioia e il sentirsi gioiosi non sono la stessa casa, il primo è una qualità del Sé superiore, il secondo è uno stato emotivo

La gioia e il dolore possono coesistere, perché possono operare a diversi livelli. Possiamo sentire gioia mentre scaliamo una montagna a dispet­to della sofferenza. Il dolore può essere attenuato o elimina­to se si accetta con gioia il dolore. Se fossimo gioio­si, saremo sempre in buona salute, perché la gioia rende invulnerabili.

La gioia della volontà è diversa da quella dell’amore. La gioia dell’attività intellettuale è diversa dalla gioia dell’armonia. C’è la gioia della scoperta, della devozione, o di far parte di una grande organizzazione o cerimonia. 

È importante riconoscere il tipo di gioia per poterlo uti­lizzare più abilmente ed efficacemente. 

La gioia è benefica e particolarmente contagiosa, perché influisce su tutti quelli che ci circondano. 

Bisogna, con la volontà, “coltivare la gioia come uno dei più preziosi fiori”.Essa è la gioia del sentiero”. È la gioia di cooperare al processo evolutivo. 

È buffo arrabbiarsi per i piccoli inconvenienti e le dif­ficoltà, quando non le abbiamo create noi stessi, e d’altro canto, paradossalmente, cerchiamo degli ostacoli, anche peri­colosi, per il gusto di superarli. 

Esiste una stretta relazione fra la gioia e la luce. La gioia fa entrare la luce e dove c’è gioia non c’è posto per le illusioni e incomprensioni. 

    Quando si perviene a una meta, grande è la gioia di chi lotta, persiste e resiste. È la gioia del contrasto, poiché sapendo l’oscurità del passato, gode la luce dell’utilizzo; è la gioia di aver trovato compagni fidati, poiché gli anni avranno collaudato la loro lealtà, e i legami si rafforzano quando si soffre in comune; è la gioia della pace dopo la vittoria, poiché il combattente provato assapora il riposo e la conquista; è la gioia di partecipare si disegni del Maestro, e tutto ciò che accomuna con Lui, è bene; è la gioia di aver contribuito a lenire il dolore del mondo, di aver fatto luce in anime tenebrose, di aver risanato un poco le ferite dell’umanità, ma la gioia massima sarà la coscienza di aver speso bene la vita, sarà la gratitudine delle anime salvate; la prova anche il Maestro, quando si fa strumento per sollevare alquanto un fratello. 

 Lavoriamo dunque non per la gioia ma verso di essa; non per il premio, ma per impulso interiore a servire; non per gratitudine, ma per aver colto la visione e sapere la parte che spetta per manifestarla nel mondo fisico. È bene distinguere fra felicità, gioia e beatitudine

  • La felicità ha sede nel piano emotivo, è una reazione personale.
  • La gioia è una qualità dell’anima, e si realizza nella mente, quando l’allineamento è compiuto.
  • La beatitudine è dello Spirito, ed è inutile specularvi se prima non si è realizzata l’unità con il Padre.

La gioia nasce dalla coscienza collettiva, dalla solidarietà, dall’unione con tutti gli esseri, e non può essere interpretata in termini di felicità. La quale si prova quando sono soddisfatte le condizioni di una qualche parte della natura personale, nel benessere fisico, nella concordia con l’ambiente o altre persone, nelle circostanze mentali proprie. La felicità è la meta del sé inferiore. 

            Se si vive come anima, ossia esprimendo le sue qualità, la contentezza del sé minore è scontata, e si prova gioia nei rapporti di gruppo e nel predisporre condizioni che consentano una più perfetta espressione dell’anima di chi s’incontra. 

Questo arrecare gioia agli altri, costruendo circostanze più favorevoli alla loro estrinsecazione può avere effetti fisici, quando si cerca di alleviarne le condizioni materiali o emotive, se la nostra presenza eleva e infonde pace, se chiarifica il pensiero e la comprensione; tutto ciò in noi provoca gioia, perché l’azione è stata impersonale e disinteressata, indipendente dalle circostanze e dal nostro stato sociale. 

Grandi cose sono imminenti. L’umanità avanza con impeto rinnovato. Ha superato il bivio, ha preso decisioni irrevocabili, e segue un sentiero che la porterà nella luce e nella pace.  

È la pace della serenità e della gioia, una serenità basata sulla comprensione spirituale; una gioia che le circostanze non turbano. Esse non sono uno stato astrale o emotivo, ma una reazione dell’anima. Non sono prodotte dalla disciplina imposta alla natura emotiva, ma sono una reazione spontanea e naturale dell’anima. Sono la ricompensa dell’allineamento conseguito con esattezza con il nostro Sé Superiore. Queste due qualità dell’anima – serenità e gioia – indicano che essa controlla o domina la personalità, le circostanze e tutte le condizioni ambientali della vita nei tre mondi.

 

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