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Riconoscimento universale dell’Umanità,
realizzata grazie a giusti rapporti fra gli uomini.

Carlo Setzu 

            Da alcuni decenni, le numerose culture antiche e moderne che abitano la Terra si stanno in qualche modo avvicinando e fondendo in un’unica cultura. Si sta creando il cosiddetto Villaggio globale, inteso come uno spazio aperto alle comunicazioni e agli scambi umani e culturali, come un mondo senza frontiere o divieti, e in senso più ampio come sinonimo di cultura planetaria e di ecologia globale.

            Sincronicamente, anche a livello scientifico, si è iniziato a parlare di coscienza  della Terra, che abbraccia il nostro pianeta e in cui esistono tutte le nostre singole coscienze. Il pianeta come un’unica coscienza e un unico cervello costituito da tutti gli organismi viventi del pianeta, capace d’equilibrio, creatività e bellezza.

            L’attuale umanità è concepita come la mente della Terra, come se ogni uomo fosse un neurone di un cervello planetario, come risultato di una coscienza collettiva. Ora bisogna spiccare un salto da una mente divisa ad una mente globale che utilizzi pienamente le sue possibilità creative in sintonia con una comune coscienza planetaria. Ogni singolo essere umano può attuare questo salto dalla mente che divide alla coscienza che unisce e avviare così un processo d’evoluzione per l’intero pianeta. Ciò avverrà, quando l’uomo troverà un nuovo stato di coscienza, in cui la mente condizionata alla divisione sarà trascesa e sostituita dall’esperienza totale e pacifica del proprio essere. Solo a quel punto l’umanità ritroverà la sua vera natura e finalità, diventando la coscienza creativa e amorevole del pianeta.

            Questa cultura della frammentazione, è uno dei problemi essenziali da superare in quanto costituiscono la struttura psichica principale dell’uomo attuale da cui originano i vari problemi socio-ambientali. Le più che gravi mancanze di questa via di conoscenza analitica e frammentata sono la sua incapacità a comprendere l’unità ed un’intollerabile mancanza di cuore.

            Einstein afferma che: “Un essere umano è parte del tutto… Egli fa esperienza di se stesso, dei suoi pensieri e sentimenti, come qualcosa separato dal resto… una specie di delusione ottica della sua coscienza”. Ogni essere umano possiede la capacità di vivere l’esperienza oceanica d’unità con l’energia e la coscienza universale, ma, essendo questa un’esperienza di tale vastità e intensità da non poter essere razionalizzata dalla mente e ridotta in linguaggio comune dal cervello, l’uomo decide di chiudersi a questa possibilità creando un guscio indivisuale: l’Ego con il suo senso di io separato dall’esistenza, previene l’esperienza di stati di coscienza più evoluti, tuttavia esiste una via d’uscita da questo stato di sconfinamento della coscienza. È possibile un salto quantico  dalla frammentazione alla realizzazione della nostra completezza.

            Le persone in stato d’auto-coscienza quando si sentono unite, tra loro si realizza un campo di coscienza collettivo, che si manifesta come sincronizzazione dei vari cervelli. Quando più persone entrano in stato d’empatia reciproca, anche senza conoscersi a vicenda, un flusso d’informazioni passa tra un cervello e l’altro e le coscienze s’interconnettono intimamente, è fondamentale ricordare che lo stato di coscienza unitario porta con sé un’esperienza di pace, di realizzazione, di armonia con se stessi, con gli altri e con l’ambiente, e che quando molte persone meditano o operano insieme, legate da un senso di fratellanza, l’esperienza individuale viene largamente intensificata.

            È il caso di chiedersi quale potrebbe essere il risultato di una meditazione di massa, di una consapevolezza collettiva che connettesse migliaia d’esseri umani, legati dalla stessa coscienza di essere cittadini planetari; probabilmente si registrerebbe una grande onda, un’onda oceanica di coscienza, la concretizzazione della coscienza planetaria. Per analogia si potrebbe affermare che è la stessa logica del laser, in cui i singoli fotoni, che nella luce normale sono frammentati e quindi non coerenti, si armonizzano e sincronizzano tra loro creando coerenza d’onda. È questa coerenza e sincronicità, che dà al laser le sue incredibili qualità, anche se i fotoni sono gli stessi di una lampadina. Riportata sul piano umano, quest’analogia ci suggerisce che dalla sincronizzazione tra cervelli/coscienze può nascere un’energia coerente d’enorme potere. coerenza, sincronizzazione, unità, senso comune, cooperazione, fratellanza sono solo differenti aspetti di quell’unico principio evolutivo chiamata sintropia.

            Le logiche dei vari gruppi e comunità risentono di una certa differenza di linguaggi e di concetti, nella maggior parte dei casi, al loro interno, si percepisce una forte comune matrice basata su un senso del sacro più universale, sul rispetto d’ogni diversità umana, razziale e religiosa, per ogni forma di vita animale, vegetale o cosmica, sul modo di vivere con maggiore semplicità e naturalezza (minor consumo, maggiore umanità), anche se la tecnologia è ampiamente utilizzata.

            La spiritualità che si sta sviluppando in questi decenni, non sembra un semplice sincretismo d’antiche vie spirituali, ma qualcosa di totalmente fresco; essa è basata su una differente logica, in cui la Terra, come coscienza vivente e sacra del pianeta, è riscoperta e ne costituisce un elemento centrale fondamentale. È una spiritualità naturale che ama la vita e la creatività, non più legata alle regole rigide, ai dogmi, alla penitenza e all’espiazione. Il Divino, con gradi differenti, è in generale riconosciuto in ogni aspetto della vita minerale, vegetale e animale; il sacro traspare, e viene quindi ricercato in ogni semplice evento e non è più relegato ad un’altra dimensione che comunque viene riconosciuta ed accettata.

            Entrare in contatto, in comunione con la coscienza planetaria, è un’esperienza mistica, che dà un senso d’unità, di riunione e di sacralità che investe silenziosamente chi la vive e resta per sempre custodita come tesoro nell’intimo dell’anima. Ramakrishna lo esprime con queste parole: Era come se case, porte, templi e ogni cosa fossero completamente svaniti, come se non ci fosse nulla da nessuna parte, e ciò che vidi era un mare di luce, infinito e senza sponde; un mare che era coscienza.                 

 

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