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DOVERI VERSO IL LOGOS PLANETARIO

Carlo Setzu

       Cominciamo a domandarci: chi è Dio? Dio Trascendente è al di sopra della nostra comprensione. Apparentemente è esterno alla creazione, ciò non toglie che includa Tutto. Tentare di saperne di più sarebbe sinceramente presuntuoso. Però possiamo conoscere, nei limiti del possibile, Dio Immanente in ogni forma. Egli governa le condizioni e si esprime dall’interno di tutto ciò che esiste. 

       Dal punto di vista della verità esoterica, i Cieli, le Costellazioni i Segni ed i Pianeti non sono che Vite incarnate ed espressione della Vita, della qualità, del Proposito e dell’intento degli Esseri che li hanno portati in manifestazione. Ciò non significa che esistono più Dei perché il minore è il riflesso del maggiore e tutti sono il riflesso dell’Unico e solo Dio (il maggiore include il minore). 

       Tutti questi corpi celesti, queste vite” incarnate” rappresentano i centri di energia del corpo dell’Entità che chiamiamo Spazio; così che l’intero universo è una vivente rete di centri di energia collegati da correnti e radiazioni che si intersecano. Al nostro modesto livello, proprio qui sul Pianeta Terra, siamo un’esatta rappresentazione di quella struttura di energie. 

       L’Entità che si conforma al nostro Pianeta lo chiamiamo convenzionalmente il Logos planetario o Dio del Pianeta. Egli evolve mediante il Pianeta, come l’uomo attraverso il suo corpo fisico. L’aspetto personalizzato del nostro Logos è Sanat Kumara, il Quale è la Grande Vita in Cui viviamo, ci muoviamo e abbiamo il nostro essere. Questa Vita è la vera Luce del Mondo e l’illuminatore planetario; Colui che tiene in vita tutti gli uomini e che sta portando tutta la Creazione lungo il Sentiero dell'Evoluzione, a conseguimento del Suo Proposito e del Suo fine. Perciò chi veramente evolve e Lui, e naturalmente anche noi trascinati in avanti dalla Sua spinta. Quindi è ovvio che abbiamo dei doveri nei suoi riguardi. 

       Per adempiere questi doveri è indispensabile conoscere la Legge dell'Amore, inclusa in tutte le Leggi Cosmiche, Sistemiche, Planetarie, ecc…Quelle che al momento ci interessano particolarmente sono le leggi del pensiero, di gruppo e del discepolato che ci fanno capire quali sono i doveri verso il Divino:

·         Essere fermi nell’adempiere il dovere immediato.

·         Formulare concetti elevati per sviluppare il corpo mentale e per meglio esprimerli sul piano fisico.

·         Tramutare l’energia emotiva in energia buddhica, per comprendere e realizzare il Piano divino.

·         Purificare e disciplinare il corpo fisico, per adempiere il proprio dovere nel modo più perfetto possibile.

·         Ricercare le cause dei fenomeni, analizzando gli eventi e le circostanze, per scoprire le leggi che li governano.

·         Scoprire la specifica legge che governa il corpo causale, il suo punto evolutivo, il peso specifico e le caratteristiche della sua circonferenza. E’ l’Anima (il Maestro nel cuore) che lavora, espande e sviluppa il corpo causale e al quale insegna anche a comprendere la legge.

·         Eseguire con ferma determinazione e intelligente applicazione il compito assegnato a ciascuno di noi.

·         Prendere contatto con la propria Anima mediante l’espressione delle Sue qualità.

·         Realizzare la coscienza buddhica o coscienza intuitiva, realizzando la Ragione pura e l’innocuità.

·         Raggiungere il piano atmico, in meditazione, per comprendere il Proposito o quanto meno il Piano e le idee divine per il bene dell’umanità, custodite dagli Ashram sul piano buddhico

      Oggi le qualità espresse dall’uomo spirituale sono la base per la manifestazione del Quinto Regno in Terra. Nel prossimo futuro le principali caratteristiche degli esseri della prossima razze (la sesta) saranno l’uso dell’energia della Volontà del Logos, per l’unità di tutta l’umanità, mediante la Legge di Sintesi

       Dio è Proposito. Il Proposito è statico e la Volontà attiva; esso rimane in attesa dei risultati dell’attività della Volontà. Il Proposito è contenuto necessariamente in una proposizione mentale; nell’esperienza di un iniziato verrà un momento in cui (ciascuno per proprio conto) sarà assolutamente necessario formulare questa proposizione; in virtù di ciò, incarnerà la sua comprensione individuale del Proposito, in funzione di come gli sarà stato rivelato il Piano, lo potrà fare solo per mezzo dell’esperienza di gruppo, in cooperazione con il proprio gruppo e quando il gruppo nel suo insieme avrà raggiunto un analogo punto di realizzazione e unitamente avrà toccato i limiti di questa rivelazione, che per l’umanità è superiore a qualsiasi altra. 

       Il compito della Gerarchia è di formulare il Piano per tutte le forme di vita nei tre mondi e nei quattro regni di natura. Questo piano, nel tempo e nello spazio, non si occupa affatto dell’uomo singolo o della vita di qualsiasi entità microcosmica in qualsiasi regno di natura, ma si occupa degli insiemi, dei cicli di tempo, di quei vasti piani di vita che l’uomo chiama storia delle nazioni e delle razze, delle religioni mondiali, delle grandi ideologie politiche e delle organizzazioni sociali che producono cambiamenti permanenti nei tipi, nei caratteri, nelle aree planetarie e nelle manifestazioni cicliche. 

       La comprensione monadica è ben lontana dalla nostra comprensione. E’ questa comprensione che ci renderà capaci di percepire chiaramente l’intento divino fondamentale alla base di tutti i fenomeni del mondo, di tutta l’evoluzione, di tutto lo sviluppo di cui sono capaci i quattro regni di natura e di tutte le estensioni ed espansioni di coscienza preparatorie per le iniziazioni. 

     L’iniziato può funzionare sempre di più come creatore divino in rapporto al Piano gerarchico, come manipolatore delle energie dell’amore, e come colui che determina – sotto l’impellente Volontà divina – la fase e l’aspetto del Proposito, del Quale egli stesso deve occuparsi in rapporto alla manifestazione del Logos planetario, Colui che chiamiamo Dio. 

     I membri della Gerarchia, man mano che passano ad un lavoro superiore e divengono custodi dell’energia della Volontà e non semplicemente custodi dell’amore, operano come Unità di potere e non semplicemente come unità di luce. La loro opera diviene dinamica, invece di essere attrattiva e magnetica, e riguarda l’aspetto Vita (Primo aspetto) e non semplicemente l’aspetto anima o coscienza.

       Dio è Fuoco o Spirito. Il Fuoco è la totalità di ciò che distrugge la forma; produce purezza assoluta in ciò che non è se stesso, genera il calore che è alla base di ogni crescita ed è la vitalità stessa. 

       Una delle iniziazioni più difficili da conseguire è la seconda della soglia, perché l'accostamento dell'acqua al fuoco, simbolicamente parlando, produce annebbiamenti, miasmi e brume. I problemi dell'attuale umanità sono dovuti, infatti, al fuoco della mente che si mescola con l'acqua del desiderio. Un’umanità più avanzata richiede anche una Gerarchia composta da esseri di un ordine superiore. 

            Il "battesimo del Fuoco" porta con se l'implicazione del dolore dovuto all'attaccamento e al fanatismo della maggioranza degli uomini ancora preda dell'energia del segno dei Pesci e del centro del plesso solare (vedasi schema n°4) che portano al desiderio di possesso quando invece il dolore deve essere eliminato col distacco

            Quando l'aspirante invoca con dedizione il Fuoco è trascinato su livelli superiori del piano astrale; ciò focalizza sul piano mentale la sua volontà, spostando così la coscienza su quei livelli. In questo modo avviene l'incontro del fuoco con l'acqua, naturalmente gli annebbiamenti provocati dipendono dall'energia di raggi e dal punto evolutivo di un individuo o di una nazione. 

       Il Fuoco è il nome che diamo al sacrificio di sé; questo elemento, che si manifesta ovunque e che tutto collega, consente di realizzare energie più sottili sia planetarie sia cosmiche.

       La fiamma è foriera di pericoli, evitabili con la capacità di maneggiarla; essa contiene in sé la facoltà di affinare: il Fuoco è datore di Vita e artefice di Volontà. 

       Per non creare malintesi diciamo subito che lo stato abituale del Fuoco, si manifesta come Luce e che nessun’essere è avvolto da lingue di fuoco. 

       La via del Fuoco comporta una totale consacrazione, dedizione e anelito infuocato di tutto se stesso per la trasformazione e l'unificazione di tutta la vita. Esige inoltre l'impegno di costruire tutta la propria vita secondo una disciplina (che all'esterno non appare) con gioiosa responsabilità, così si apre la prima porta; cooperando con i piani sottili si apre la seconda porta; con la comprensione dei fondamenti dell'evoluzione si schiude la terza porta; con la realizzazione del corpo astrale (piano buddhico) si spalanca la quarta porta; con la conoscenza e le energie sottili si sviluppa ciò che Patanjali chiama la conoscenza diretta. 

       Il fuoco della mente ( il pensiero) influenza il proprio ambiente, trascinando con sé il prossimo; chi evolve se stesso non può che portare soccorso anche agli altri; chi è capace di pensare, coopera inconsciamente o coscientemente secondo la propria aura e la Legge di Causa ed Effetto

       "Il Fuoco è l'elemento che tutto comprende", per suo mezzo la coscienza pian piano si affina, cresce la cooperazione fra i piani sottili e si riempie la vita di una comprensione superiore, facendo penetrare così la verità nell'esistenza quotidiana.  

       Le forze per crescere e il Fuoco dello spirito si ricavano dal servizio; l’yoga del Fuoco si accende nel momento stesso in cui si inizia il lavoro, che deve essere incessante, continuo e creativo (l'ozio ucciderebbe il servitore), sopportabile solo se è "una festa dello spirito". "Uno scambio energetico ed un mutuo rapporto di energie alimentano il Fuoco che sale sino alle sfere dei piani sottili”. Tutti gli esperti di esoterismo consigliano ti tenere sempre la schiena dritta, perché il fuoco (la fiamma) è verticale nella sua struttura. 

       L'onnipervadente Fuoco è una forza pura rinnovabile ogniqualvolta riusciamo a realizzarlo; esso ci rende inespugnabili quando ci trinceriamo dietro alla coscienza che crea ogni condizione nei tre mondi; bisogna però comprendere che il Fuoco appare ad intermittenza perché sale a spirale, come tutto ciò che esiste d'altronde, con un suo particolare ritmo sempre diverso, anche perché varia in ciascun individuo. Comprendere il moto del Fuoco interiore significa avere la capacità di praticare questo tipo di yoga; perciò occorre sviluppare un’autentica capacità di osservazione e una quantità di condizioni che sarebbe opportuno annotare. L’yoga del Fuoco o Fuoco dello spazio, per ottenere l'illuminazione, può essere avvicinato più facilmente ed in piena coscienza in questo periodo che chiamiamo nuova coscienza. 

       La via del fuoco è quella della semplicità; essa raffredda i centri, orienta dinamicamente nella giusta direzione fino alla sintesi, distruggendo i vecchi modelli ed esaltando i nuovi. Bisogna accendere il Fuoco dell'impegno con semplicità senza soffermarsi sui dettagli, che rallentano l'avanzata, naturalmente dopo uno studio profondo e messo in opera nella vita quotidiana.    

       Bisogna entrare nell'ordine di idee che l’yoga del Fuoco è difficile e pericoloso; occorre molto tempo per esserne maestri; perché più si va avanti e più arrivano le difficoltà, quindi si deve "salire uno scalino" solo quando il precedente è ben compreso e ben acquisito. 

       La difesa più efficace dal Fuoco o da pensieri provenienti dallo spazio è quella di accoglierli nel cuore. La padronanza dei Fuochi conferisce mezzi e possibilità; lo studio delle qualità del Fuoco daranno gioia, e se adattate e messe in pratica porteranno al conseguimento auspicato. 

L’yoga del Fuoco raffina anche l’organismo dell’yogi, perciò il suo servizio si deve svolgere sui piani sottili, deve aspettarsi di non essere né notato né riconosciuto dagli altri; egli osserva ma non suscita l’attenzione della folla, anche perché deve proteggersi senza isolarsi dalle energie negative stimolandole per quelle che sono, vede l’evoluto e l’involuto con infinita comprensione amorevole, perché ognuno è sotto l’egida della legge di causa ed effetto, ed è immerso nella fornace e nel crogiolo della vita. La folla non capisce il suo movente, lo giudica severo e magari freddo, mentre lui compie “un atto inatteso di vero amore e compassione”. Egli si esalta con le difficoltà, il suo passo è saldo, perché sa che le forze contrarie sono benefiche e che una volta vinte portano alla realizzazione. Chi conosce la strada non può che essere audace perché sa cosa l’aspetta. 

L’yogi, che ha acceso la torcia, non conosce il ristagno, non è mai inetto o indolente, infatti, il Fuoco per sua stessa natura se senza vigilanza andrebbe in fuga. Egli scavalca le convenzioni nazionali, non esistendo per lui né confini né divieti che tengono quando scala le cime della coscienza; egli è come il Fuoco che non conosce barriere. Le sue percezioni, come una fiamma di luce, rivelano la verità. Le sue opere non sono fatte per convertire le masse, ma suscitano imitazione, persino gli avversari inconsciamente ne seguono i passi; l’atmosfera particolare intorno alle sue opere spronano verso il conseguimento, perché essendo egli un canale e un ricettore dell’energia, il suo Fuoco invisibile riscalda i cuori umani. Egli non è un predicatore, compare di rado, ma le opere affidategli acquistano speciali qualità e il potere dei suoi fuochi accesi riscaldano i viandanti. 

       Il fuoco dello Spirito, in un discepolo, ha bisogno per manifestarsi di essere ravvivato con un comportamento che si avvicini a quello del Maestro, il quale ha un luogo dove abita ma non ha una patria e quando si interessa alle cose della vita non cede alle convenzioni; abbellisce la discussione, ma non la prolunga; è compassionevole, ma senza lamenti; difende, ma senza gesticolare; preavverte, ma non rimanda; se necessario colpisce, ma sempre senza ferire; è grato e non dimentica; vaglia i moventi, ma non ha debolezze; custodisce con cura, ma senza opprimere; non teme, senza essere spavaldo.           

L’yogi è a suo agio sui piani sottili, perché la coscienza glielo permette, infatti, egli ritiene insignificanti le conoscenze, le distinzioni, le dispute religiose, le riconoscenze terrene, le incomprensioni delle sue fatiche, i traditori del vero, ecc. perché è difeso dal Fuoco dello Spirito che è il Fuoco essenziale del primo Signore della Volontà, più il Fuoco del secondo di Amore-Saggezza

Il Fuoco dell'amore quando si accende in modo naturale, è benefico, magnetico e in rapporto con il cuore. Esso arde più intensamente quando siamo impersonali ed evitiamo ogni piccolo contrasto con il nostro prossimo. 

L'insoddisfazione ci sprona verso la gioia del lavoro compiuto.

La sollecitudine è l'anima del servizio.

La responsabilità è una caratteristica distintiva dell'uomo.

La premura fa sprizzare faville luminose dal cuore.

Il sorriso e la gioia si accompagnano alla divinità.

Il moto continuo è il motore per percorrere il sentiero.

Il giusto equipaggiamento usato in ogni circostanza porta alla meta.

Tutto questo accende i fuochi dello spirito. 

            Il passaggio del bene attraverso la fornace del Fuoco, elimina il senso di pena, però la sofferenza non è da evitare, poiché non c'è vittoria che ne sia immune. I Fuochi del cuore e gli aneliti verso il Supremo, gli faranno da scudo e saranno sempre visti e notati dalla Gerarchia. 

            Qualsiasi fuoco vivente è sempre risanatore: solo la coscienza illuminata dal Fuoco ripristinerà il Sentiero del conseguimento. Le varie gradazioni del Fuoco non sono percepite dall'occhio umano, comunque sia, chi non riesce ad assimilarlo col cuore, lo pensi almeno con il cervello in attesa che si apra il fiore di loto

            Il Fuoco, nella sua manifestazione, produce un fremito, una vibrazione, una sensazione speciale nel cuore, perciò è possibile comunicare con la sua "presenza". Gli esseri umani sono soprattutto esseri di fuoco che se accostati con pensieri armonici è possibile percepirne il ritmo dell'Energia Suprema. 

            Il Fuoco ha molte sottigliezze e per averne qualche vantaggio bisogna scoprire la linea che separa il bruciore dal piacevole calore; perciò scopriamo che, per esempio, l'avidità, la bramosia e il mondo fisico in genere ci bruciano, quando invece la sincerità, la verità e i mondi sottili ci scaldano con dolcezza. 

            La capacità di osservare il Fuoco (che alimenta l'intuizione) ci fa "vedere" la sua Maestosità e bellezza. Ecco le qualità che acquisiamo quando realizziamo il Mondo di Fuoco:

·         La giustizia quando affermiamo la conoscenza diretta.

·         La verità che ci fa percepire e scoprire dov'è il vero, nonostante le false indicazioni della personalità.

·         Il coraggio che, quando risplende dei fuochi del cuore, è un baluardo inespugnabile.

·         La pazienza, la compassione e l'amicizia, che si esaltano a contatto con la luce del fuoco.

·         L'equilibrio, l’yoga del fuoco non è né vecchio né nuovo, è perpetuo e onnipresente.

·         L'entusiasmo, che quando manca non accende i fuochi del cuore. 

Il Fuoco di cui parliamo non brucia ma consuma certi centri se sono esposti ad attacchi improvvisi senza previa preparazione. Solo per un fine superiore l'energia del cuore (sacrificio ardente) si sintonizza col fuoco magnetico perché "il fuoco si accorda con il fuoco". 

            Per proteggersi e proteggere il gruppo dalle correnti del mondo del Fuoco e dagli esseri di fuoco, durante le invocazioni e la meditazione, bisogna chiudersi in un cerchio e usare l'energia del cuore che lo riconosce e può gradualmente assimilarlo. 

            La qualità del Fuoco dipende da ognuno di noi che può accendere quello salutare o quello distruttivo. Quest'ultimo consuma alimentato com'è dalle brutte abitudini inveterate. Un vero yogi però sa quant'è necessario accendere il fuoco del bene. 

            Comprendere e realizzare il Fuoco non è facile perché non è mai in uno stato di quiete; esso si evolve e si involve obbedendo alla legge del progresso. La sensibilità dell’yogi che lo realizza lo pone in uno stato di sofferenza ogni qual volta sente semplicemente menzionare il male. 

            Agni è la base dell'esistenza; capirne le qualità, le analogie e le vibrazioni conduce in alto loco. È bene percepire la causa di ciascun pensiero e il movente di ogni espressione; ciò si ottiene con l'accensione dei centri, un cuore ardente e con l'occhio dell'intuizione, con cui si accede alla conoscenza-diretta o ragione pura. 

            Il mondo del Fuoco viene percepito nella gioia; quando si dà si riceve gioia essendo un'attitudine divina. Il principio stesso del Fuoco è dare di continuo. Questo sacrificio del dare è autentico solo quando coincide con la natura stessa dell'uomo e quando è un attributo vissuto diviene tutt'uno con la coscienza. Il sacrificio ardente deve essere il mezzo di comunicazione con il mondo del Fuoco. Così la coscienza diviene mobile come il fuoco che per sua natura è elusivo. Il sacrificio deve essere uno splendore incandescente ed espressione di grandiosità spirituale. 

            Il contatto coi mondi sottili ci rende luminosi. La purificazione col fuoco anticipa la giustizia del destino e l'unione con la Gerarchia di luce. L'energia umana deve entrare in contatto con il Fuoco Cosmico per eliminare tutte le scorie della personalità e aprire così la via alle grandi illuminazioni.  

       La contemplazione riuscita è l'espressione naturale del Fuoco supremo: Evocare il fuoco (lo Spirito) senza debita preparazione è un atto snaturato ed un ostacolo che impediscono la conquista delle vere energie. Non dimentichiamoci che "il Fuoco consuma" il corpo sottile; perciò evochiamolo solo secondo la legge fondamentale che non tollera trasgressioni. 

       "Rapito in ispirito". E' uno stato di comunione che potrebbe essere rinnovato senza fine se la qualità del pensiero, che usa il fuoco, è diretto al Bene. Chi suscita l'estasi è il senso dell'unione come attrazione verso lo Spirito, che rivela la bellezza e lo splendore della Luce. Basta un istante di luce per trasmettere il senso dell'unione. 

       Lo Spirito rende attivi e zelanti in modo ascendente se si possiede la fiamma che muove ogni cosa, anche quando queste cose sono in attrito col mondo terreno. Il discepolo deve osare, facendo però attenzione a non inciampare o meglio a non esitare quando porta il fuoco, essendo molto pericoloso. 

        L'uomo deve capire al più presto che la Terra è ammorbata, ammalata e inquinata, e che occorre quindi una grande cooperazione umana per risolvere questo problema. Il Fuoco purificatore è la panacea per ricostruire il vero il bello e il buono.  

       Per comprendere il Fuoco bisogna eliminare la paura; non bisogna vederlo solo come il "distruttore", ma come un Creatore che sostituisce con il nuovo ciò che è cristallizzato, vecchio e non più utile ai fini dell'evoluzione. 

       Non è facile ad un cuore raffinato vivere nel fantasmagorico mondo, ma è ancora più difficile vivere staccato dalla sua ardente Patria. Gli uomini hanno creato nel mondo la caligine ed essi devono dissolverla, se vogliono che il prana venga purificato dal Fuoco e reso di nuovo pienamente creativo. Anche vivendo in "pianura" rinnoviamo lo sforzo e andiamo avanti! 

       Ordine, ritmo e quiete rafforzano la mente e intensificano lo Spirito perché Agni è onnipresente. Per divenire un essere di Fuoco bisogna prima "battezzarsi" con il Fuoco, trasmutare il cuore, unificandolo con un'energia superiore e lavorare per il bene del mondo; allora, l'ardente coscienza ricorderà sempre il fine della vita.   

        Se vogliamo accedere ai mondi superiori l'autocontrollo deve comportare coraggio, pazienza e comprensione amorevole, attenzione però che il coraggio non diventi collera, la compassione isterismo e la pazienza ipocrisia. "Quando ci si accosta alla Luce si deve portare la propria lampada senza spandere l’olio; tale compostezza deve essere acquisita nel mondo fisico". 

       L'amore ardente per la Gerarchia moltiplica le forze e il rivestirci della gioia dell'ascesa ci fanno entrare nel Mondo radioso del Fuoco; Esso è la Luce di salvezza per molti. 

Dio è Sintesi 

        "La vita è sintesi amorevole in azione". L'espressione della sintesi è data dall'unità realizzata dall'amore. Per ora solo la Gerarchia esprime l'universalità e la fondamentale unità; quando l'umanità l'avrà riconosciuta, ne seguirà una reale sintesi: ciò è già in via di accadimento perché la gerarchia sta riunendo entro di sé un gran numero di discepoli con questa capacità. 

       Non solo i discepoli ma in un certo senso anche l'umanità tutta va verso l'unità e la sintesi come si evince dalla tendenza a creare blocchi di nazioni, relazioni internazionali, globalizzazione, fusione economica, libera circolazione delle idee, delle merci e delle persone, interdipendenza, ecumenismo delle religioni, associazioni e gruppi e movimenti vari che si battono per il benessere di tutta l'umanità nel suo insieme con delle idee che militano contro le divisioni e l'isolamento. 

       E' un nostro preciso compito incrementare sempre più questo senso di sintesi nel genere umano e contemporaneamente mettere in rapporto la Monade con la personalità infusa d'anime dei gruppi spirituali ed evocare l'unità e la sintesi. 

       La sintesi è un attributo della Volontà divina che si manifesta mediante l'intelligenza e l'amore come qualità della volontà; esse hanno la funzione di attrarre tutto ciò che necessita per manifestare il Proposito divino, visualizzato in sintesi e motivato, attuato, progettato e reso possibile dall'aspetto dinamico della volontà stessa. In poche parole, è l'energia della volontà impregnata di proposito e mossa dall'intenzione. 

       La sintesi è il secondo attributo della volontà e ha un effetto di massa e non individuale. Questo istinto di massa verrà poi trasformato in esperienza reale dall'intervento del gruppo dei servitori del mondo, dei discepoli e iniziati che determinerà l'apparizione e lo sviluppo della nuova qualità. 

       La Legge di Sintesi è usata specificatamente dall'iniziato quando usa la Legge dei Sette Supplementari, allora attinge l'energia unita della volontà che il gruppo esprime con "ritmo unificato". 

       La sensibilità all'impressione superiore e all'ispirazione interiore è possibile quando i discepoli pensano e si esprimono simultaneamente in termini di sintesi di gruppo. "La fratellanza è un'espressione della relazione fra il Logos planetario (sul piano mentale cosmico) e la Sua personalità che si esprime sul piano fisico cosmico, mediante il Pianeta con tutte le sue forme di vita; questo rapporto è focalizzato attraverso Sanat Kumara, che è la Mente individualizzata di quella Grande Vita". 

       La sintesi richiede una visione d'insieme del quadro, pensare in termini più ampi ed entrare nel più vasto stato di consapevolezza che "non vede alcuna differenza"; inoltre verranno istruiti solo coloro che insieme cercheranno l'iniziazione, che insieme attraverseranno la porta sulla Via e che insieme potranno essere presentati all'Iniziatore Unico, quale Unica "Unità di Luce". 

       Il discepolo deve sapere che la sintesi e il giusto dominio del tempo nascono da una vita regolata dal ritmo, dall'eliminazione del superfluo, dal senso delle giuste proporzioni, dall'unità d'intenti e dalla giusta aspirazione al momento stabilito, aspirazione che porta all'ispirazione. 

       Ciò che mantiene tutte le cose dentro il cerchio dell'amore divino è l'energia che produce la sintesi: Oggi l'umanità comincia a percepire, senza troppi disastri questa energia unificante. 

       La nostra visualizzazione deve focalizzarsi sui gruppi e sugli insiemi; per sviluppare il senso di sintesi e così vedere orizzonti più ampi e allargare il nostro punto di vista, dobbiamo progettare dei piani internazionali di integrazione planetaria e vedere una grande struttura spirituale di "esistenza, vita e direzione", mentre ci manteniamo saldi sotto la pressione degli eventi mondiali. 

       La Legge di Sintesi, di unità e fusione governa le attività della Triade spirituale e condiziona la vita monadica. Mediante questa legge i mondi dell'illusione e dell'annebbiamento astrale vengono dominati e maya eliminata. La legge si riferisce anche al rapporto esistente fra la dualità superiore di spirito e materia presenti nel tempo e nello spazio; è questa sintesi o relazione che il gruppo deve comprendere, tenendo presente però che esiste una distinzione tra sintesi, unità e fusione; infatti, la fusione si riferisce all'anima e alla sostanza finché non sia raggiunto un punto d'equilibrio; allora l'unità diventa possibile man mano che la fusione di anima e personalità è prodotta sul sentiero probatorio, sul sentiero del discepolato e su quello dell'iniziazione fino alla terza. Ovviamente quando l'influenza monadica può essere registrata coscientemente e quando la costruzione dell'antahkarana è in atto. 

       Le grandi sintesi sono possibili a causa delle sintesi minori, infatti, l'uomo trova la sua anima con la fusione della stessa con la personalità; allora trova anche il gruppo di un Maestro, viene assorbito nell'Ashram e si fonde unendosi alla Gerarchia. 

       La sintesi contiene il Fuoco che dà la vita ed è l'artefice della volontà dinamica. La sintesi mentale dell'uomo ha la capacità di osservare, cogliere e legare, con un lampo di intuito, ciò che contiene il ritmo della coscienza ampliata universale. La sintesi si consegue con l'acutezza di visione, essa si manifesta con la padronanza perfetta sulla modalità del sacrificio di sé. L'intelletto non possiede la saggezza, ma se è acuto può penetrare nella sfera della sintesi e comprenderla mediante la conoscenza-diretta, così l'azione necessaria sarà giusta. 

       "Bere il veleno del mondo per rinascere con pieni poteri"; questo è ciò che i Redentori ci hanno tramandato, perché ci dona svariate possibilità ed esperienze di redimere e infondere nuova vita nel mondo. La qualità della sintesi, distillata appunto da esperienze millenarie, protegge i Redentori dagli influssi negativi, dando loro forza, capacità e comprensione. 

       Il Proposito del Logos è la sintesi che contiene il Piano che può essere redatto dalla Gerarchia e realizzato dall'umanità. La sintesi contiene potenzialmente ciò che è nella mente di Dio; è la sorgente a cui possono accedere i grandi Maestri e tutti coloro che ne hanno la capacità. Lo spirito conosce la legge cosmica di fusione e l'affermarsi del magnetismo dell'Essere. Lo spirito mette in contatto la sua vibrazione fondendosi con l'Essere . "La bellezza dell'Essere sta nel seme dello Spirito".

            Gli ashram esistono sul piano buddhico o dell'intuizione e i loro membri sono legati in un tutto sintetico, pertanto le singole personalità non vi trovano posto perché incapaci di entrare in sintonia con l'aura di un ashram. I suoi componenti non si riuniscono per una meditazione riflessiva, avendo la capacità di vivere nel campo della percezione intuitiva. Dobbiamo sempre ricordare che l'individuo e la parte sono considerati in rapporto ad un tutto in espansione. Quindi è necessario avere la capacità di scorgere questa entità inclusiva e annotare la Legge che viene trascesa quando la parte diventa il tutto e risponde in pratica alle leggi spirituali maggiori che sostituiscono quelle trascese. 

            L'evocazione e l'uso della Volontà devono essere perseguiti con impegno perché "la volontà è quell'aspetto divino nell'uomo che lo pone in rapporto con il Proposito e poi sotto il suo dominio, intelligentemente inteso nel tempo e nello spazio e compiuto dall'anima come espressione di amorevole impegno”. “Il metodo per eccellenza di sviluppare la volontà è di coltivare il riconoscimento del Piano divino attraverso i secoli; questo produce un senso di sintesi che, a sua volta, collega l'uomo con il Piano".  

            Il senso della sintesi deve far capire al discepolo "il posto" che occupa nel mondo unico ma da quel posto sapersi decentralizzare per servire. Lo sviluppo dello spirito di sintesi porta a includere tutto nell'ambito della nostra influenza e ad essere incluso nell'ambito dell'influenza di coloro che sono più grandi di noi. 

       Tutto ciò che è separativo o diversificato, in quanto distingue unità minori o unità più vaste, non è la verità, perché dobbiamo cominciare a pensare in modo ancora più sintetico in termini di Spirito, Vita una. L’uomo però deve comunicare ed ascoltare l’Uno che parla rimanendo in silenzio, solo dopo aver rivolto lo sguardo all’interno concentrando la luce, può vedere e rivelare il mondo interiore dell’Essere. 

            Anche quando abbiamo capito in astratto la sintesi dei tre nell’Uno e l’Uno nei tre, siamo costretti, per necessità, a prendere in considerazione l’idea dell’unità della vita che si esprime nell’umanità come fratellanza. “E’ un ideale soggettivo e a poco a poco si comprende come quel rapporto fondamentale si attui nella pratica”, realizzando il Piano Gerarchico. 

            Solo quando tendiamo al bene comune e sintetizziamo le diversificazioni, ci approssimiamo all’ideale e ai principi primari. “Come la personalità si uniforma ai principi che guidano il sé minore e l’ego opera secondo la Legge dell’Amore, che si manifesta nell’azione di gruppo o come sintesi dei molti nei pochi, così la Monade vive l’attività dell’amore quale potere che opera la sintesi dei pochi nell’Uno”. 

            L’uomo nel ciclo acquariano, dopo averne riconosciuto la forza, deve adattarsi e saper comporre tutte le varianti in una grande sintesi; in pratica, comporta di trasmutare o fondere i sensi fisici nelle loro estensioni sottili e adeguarli alle necessità della comunicazione per il lavoro da compiere.  

            Il grande Piano è di natura sintetica, perché ogni più piccola unità è parte integrante del Tutto; l’energia (primo aspetto) è un fluido vitale che circola in tutto il Corpo del Logos e ne anima qualsiasi cosa sia manifestata su tutti e sette i piani ( i suoi sette sottopiani). E’ questa meravigliosa visione d’insieme che dobbiamo afferrare; però la Mente Universale può essere capita dall’uomo solo quando si esprime con la mente concreta, astratta e intuitiva; quest’ultima ci pone in contatto con la Mente Universale, comprendendo così il Piano in modo sintetico, l’idea divina e qualche verità pura e fondamentale. 

 

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