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LA COOPERAZIONE

Carlo Setzu

Seconda parte di due

 

 

 

Chi ha in se una quota di collaborazione fraterna può essere notato sino dalla prima infanzia:

 

  • Sovente si distingue nettamente da coloro che lo circondano.
  • Ha potenza di osservazione e sensibilità superiore.
  • Se ne sta in disparte e i divertimenti comuni non lo attirano più.
  • Sembra portare in sé una specie di compito interiore.
  • Vede molto e ne prende nota in coscienza.
  • È proclive a compassione amorevole, come se sapesse il valore di questa qualità.
  • Si sdegna per i comportamenti grossolani, come sapendone la viltà.
  • Si concentra su certi argomenti preferiti, e invidia e malevolenza lo circondano, poiché pochissimi lo capiscono e resta per essi un estraneo.   

Non è facile la vita quando la coscienza è elevata, e non partecipa al diniego generale di tutto ciò che cresce verso la luce.

 

            Questi eletti restano sconosciuti perché lavorano dietro alle quinte. Il loro sogno viene da lontano, ed è tale che agli altri può sembrare pazzesco, come appunto una “sacra follia”. La saggezza infatti è sovente chiamata pazzia.

 

            La cooperazione si esprime compiutamente nell’attività esteriore, mentre la fratellanza nasce nel profondo della coscienza. I collaboratori possono essere dissimili come sviluppo di coscienza, ma i fratelli si riconoscono l’un l’altro proprio secondo la coscienza; possono non essere impegnati assieme nello stesso compito esteriore, ma nel pensiero restano intimamente connessi. Si riuniscono liberamente, e la loro comunione non è mai un gravame né un impaccio, ma l’intendono come una potente forza motrice per il bene del mondo, poiché è basata sull’amore e non conosce limiti. La cooperazione è dunque una fase preparatoria per realizzare la Fratellanza.

            Nella Fratellanza ciascuno lavora per quanto può:

 

  • Ciascuno collabora secondo le sue forze.
  • Tutti si astengono dal condannare.
  • Ciascuno afferma una conoscenza basata sull’esperienza.
  • Nessuno perde tempo, poiché è irrecuperabile.
  • Ciascuno è sempre pronto a soccorrere un fratello.
  • Tutti fanno del loro meglio e si rallegrano del successo altrui.

             Sopra e oltre l’opera dell’uomo sta la donna, che ispira, guida su tutte le vie e dà esempio di sintesi. Sorprende vedere con quanta facilità ella penetra in qualsiasi campo; dalla Terra nei mondi lontani riesce a tessere ali di luce. Quando parliamo di collaborazione, dobbiamo pensare sempre ai conseguimenti della donna.

 

            Non è facile mettere assieme una fraternità in perfetta concordia. Deve essere poco numerosa e senza contrasti; se il gruppo è piccolo è più facile radunarsi e separarsi. Qualsiasi legame coatto è contrario all’idea della fratellanza. Fossero i membri anche soltanto tre, la loro concordia darà più forza che le oscillazioni di un numero grande di persone. Una volta abbandonata ogni recriminazione reciproca si può cominciare a servizio in unione fraterna. Discutere non è biasimare; certe azioni, pur fraterne, possono non essere comprese all’istante. È lecito indagare sui moventi, ma non condannare per ignoranza. I fratelli si rispettano a vicenda, sì dà non sospettare di azioni indegne nessuno di loro; comprendono tutte le situazioni e pensano a darsi soccorso. Ma la comprensione reciproca non nasce all’istante; ci vuole tempo per armonizzare i centri. È un periodo che va dai tre ai sette anni, dopo di che un tradimento comporterebbe serie conseguenze. Se si collabora sulla via della fratellanza la responsabilità è la base stessa della crescita.

 

            La cooperazione è un concetto ormai prossimo a essere compreso dalle moltitudini; intensificarla sarà dunque come approssimarsi alla fratellanza. Gli uomini dovrebbero conoscere quali tratti del loro carattere contribuiscono a migliorare la collaborazione, poiché proprio queste sono le qualità di cui si ha bisogno.

 

            La capacità di lavorare deve essere coltivata, altrimenti resta sonnolenta; e bisogna anche educare quella di lavorare in modo soggettivo, ma in maniera conforme alle condizioni del proprio sviluppo. Ci sono molti mezzi fisici per accostarvisi e realizzarla, ma le combinazioni migliori non sono mai forzose ne convenzionali. Come in tutta la vita la cooperazione dev’essere conseguita per via naturale. Essa potrà essere totale o parziale, ma in ogni caso infusa di conoscenza diretta. L’uomo deve sentirsi continuamente compartecipe di due mondi, il soggettivo e l’oggettivo. Ma l’assiduità del soggettivo non deve in nessun caso estraniare da quelle altre, al contrario, deve migliorare la qualità.

 

            A poco a poco l’uomo si abitua a questo modo di pensare, così vive anche un’altra vita nel mondo sottile. La vita fisica è di pochi istanti, in rapporto al mondo superiore, perciò è saggio apprestarsi anche nella sua brevità per quell’altra, più duratura. La cooperazione fraterna predispone a compiti che conducono in alto. Fratellanza e cooperazione assecondano il raffinarsi del pensiero, preliminare al miglioramento della vita. Raffinamento significa elevazione e crescita. Se la fratellanza non è solo convenzionale ma basata sulla cooperazione del cuore, il pensiero risulta molto più chiaro e autorevole ed è apportatore di gioia.

 

            È importante il mutuo rispetto e riconoscere il grande pregio della reciprocità. Il fratello non biasima il fratello, sapendo che questa sarebbe un’azione distruttiva, al contrario, lo aiuta ad ogni svolta della via. La cooperazione, prima di tutto, è un’attività scientifica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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