Il Piano
Carlo Setzu
Prima parte di quattro
Luce
Mediante la sintesi gradualmente crescente della meditazione svolta dall’anima nel suo reame e dall’uomo nel mondo fisico, s’innesca nel cervello un punto di luce occultamente accesosi nella mente. Luce significa sempre due cose: energia e la sua manifestazione in una qualche forma, poiché luce e materia sono sinonimi. Il pensiero dell’uomo e l’idea dell’anima hanno trovato un punto di contatto e ne è nato un germe di una forma pensiero; quando sarà sviluppata, questa conterrà quanto l’uomo può vedere, capire ed esprimere a livello mentale del Disegno cui la Gerarchia attende. Per le prime fasi dell’aspirazione, per i primi passi come Discepolo e per le prime due iniziazioni, ciò è contenuto nel concetto di “Servizio”. Si afferra, dapprima alla cieca, l’idea dell’unità della Vita, che si esprime nella Fratellanza. È un ideale soggettivo, e a poco a poco si comprende come quel rapporto fondamentale si attui nella pratica. Ne sono esempi le grandi imprese umanitarie, le organizzazioni create per alleviare le sofferenze dell’uomo e degli animali, i tentativi che in tutto il mondo si fanno per migliorare i rapporti fra popoli, religioni e gruppi.
Un certo numero di uomini hanno avuto cognizione del Piano gerarchico, e si può concludere con sicurezza che il cervello collettivo dell’umanità, è in grado di reagire alla visione e ne ha forgiato una sua forma luminosa sul piano mentale. In futuro, ciò che oggi riteniamo adeguato, diverrà sorpassato e nasceranno così nuove forme d’espressione più adatte.
La Voce del Silenzio
L’aspirante lotta per conseguire quella quiete interiore e quell’attenzione diretta che gli consentono di udire la “Voce del Silenzio”. Essa gli espone, mediante simboli e l’interpretazione di esperienze di vita, i propositi e i piani cui può cooperare. Secondo il livello di sviluppo questi gli appaiono:
· Come piani già concretizzati che assumono forma collettiva nel mondo fisico, cui può partecipare dimenticando se stesso in loro favore.
· Come il piano o frazione di esso che è suo privilegio individuale manifestare e concretizzare nel mondo fisico. Alcuni hanno il compito di assecondare dei gruppi che già sono attivi; altri devono iniziare forme d’attività che sono ancora soggettive. Solo chi non ha ambizioni personali può veramente collaborare a questa seconda impresa. Pertanto, “Uccidete l’ambizione”.
L’aspirante pronuncia la Parola Sacra che, fusa con la voce dell’Ego, pone in moto materia mentale per costruire la forma-pensiero. È l’uomo che enuncia la Parola, e lo fa in quattro modi:
1.Diventa il Verbo incarnato e tenta di “essere ciò che è”.
2.Fa risuonare la Parola dentro se stesso, come anima, visualizzandosi come anima che con quel Verbo esala energia in tutto il suo sistema: cioè nei corpi mentale, emotivo, eterico e fisico.
3.Pronuncia fisicamente la parola e in tal modo agisce sui tre gradi di materia presente nell’ambiente; ciò facendo tiene “la mente salda nella luce” e la coscienza stabile nel reame dell’anima.
4.Inoltre visualizza costantemente (ed è la fase più ardua) la forma—pensiero con cui intende esprimere quell’aspetto del piano che ha conosciuto e che spera di attuare con la sua vita nel suo ambiente.
Quanto detto, sempre in meditazione, può accadere solo quando fra anima e cervello il rapporto sia saldo e continuo; implica che questo registri ciò che quella vede nel suo Regno e di cui prende coscienza; implica inoltre un’attività parallela della mente, poiché la visione deve essere interpretata e si deve saper adattare con saggezza alla forma e al tempo per la vera esternazione di ciò che si è appreso, usando l’intelligenza concreta. Si deve alla fine imparare ad esprimersi in piena coscienza, in più modi, e nello stesso tempo. Quando anima, mente e luce nella testa sono una cosa sola, il potere creativo dell’Angelo solare si manifesta nei tre mondi e costruisce una forma che ne esprime attivamente l’energia. Il plesso solare deve:
· Unire e fondere assieme le energie dei due centri di forza inferiori.
· Elevarle alla testa, miscelandole con quelle dei centri superiori.
Il mago, la potente entità che manipola queste forze, è l’anima stessa o l’uomo spirituale, per le seguenti ragioni:
·Solo l’anima comprende in modo chiaro e diretto il Piano e i suoi scopi.
·Solo all’anima, la cui natura è amore intelligente, si possono affidare le conoscenze, i simboli e le formule necessarie per l’applicazione pratica dell’opera magica.
·Solo l’anima può agire simultaneamente nei tre mondi, eppure restare distaccata e quindi non soggetta al karma degli effetti della sua opera.
·Solo l’anima ha vera conoscenza di gruppo ed è mossa da propositi non egoistici.
·Solo l’anima, con l’occhio interiore, può vedere la fine sin dal principio e tenere salda l’immagine fedele del compimento finale.
Chi vuole servire in modo mentale deve comprendere queste tre qualità, e tenerne conto:
· Alla paura deve sostituire la pace, prerogativa di chi vive sempre nella Luce dell’Eterno.
· All’attesa ansiosa quella fiducia serena e attiva nella vittoria finale che nasce dalla visione del Piano e dal contatto con altri discepoli e poi con il Maestro stesso.
· Il desiderio di cose materiali deve cedere all’aspirazione per le cose dell’anima: saggezza, amore, potenza nel servizio, pace, certezza, giusta aspirazione compresa e applicate nella vita quotidiana, determinando così la “condizione delle acque” adatta ad assicurare la sopravvivenza delle forme—pensiero generate in meditazione da chi vive come anima.
Contemplazione
La meditazione, che implica pensiero e costruzione mentale di una forma, rifinita e integrata con quelle dei condiscepoli e pertanto conforme al piano, si è compiuta secondo il meglio delle nostre capacità. Ora si tratta di contemplare con fermezza ciò che si è creato, e con altrettanta stabilità infondergli la vita occorrente perché compia la sua funzione.
Si sospende il pensiero, si cessa di ragionare, di formulare e costruire nella mente. Semplicemente si immette vita nella forma e la si manda a eseguire il nostro comando. Quanto più a lungo si contempla con fermezza, tanto meglio la nostra creatura attuerà l’intento, come nostro emissario. Fintanto che l’attenzione resta fissa sull’ideale per cui si è creata la forma pensiero e la si unisce a questa in una sola ferma visione, la forma servirà allo scopo ed esprimerà l’ideale. Questo è il segreto per cooperare con successo all’attuazione del piano. Ciascuno dovrà, prima o poi, essere capace di creare con intelligenza, animato dall’amore divino e motivato dal volere che attua i fini e i progetti del Logos.
Centri
Il primo centro che l’aspirante s’industria di vivificare, e su cui insiste all’inizio del noviziato, è quello del cuore, Deve acquisire Coscienza di gruppo, farsi sensibile agli ideali comuni e inclusivo nei concetti e piani di lavoro; deve imparare a diffondere il suo amore in modo collettivo e puro, non più seguendo le attrattive personali o per averne ricompensa. Finché quel centro non sia in fase di risveglio non gli sarà consentito di usare i poteri creativi del centro della gola, che altrimenti andrebbero a rafforzare il sé minore e ambizioni d’ogni genere.
Il Sé, l’intelligenza che presiede “assisa sul trono fra le sopraccigli”, guidata dalla luce nella testa sarà sensibile ai fini dell’anima e vigile come l’io dell’uomo ordinario centrato in se stesso. Con il ritmo della sua vita divina, cooperando consapevolmente al Piano e usando la volontà, il discepolo incarnato deve essere l’agente dell’anima nei tre mondi.
Arjuna, il discepolo, rinuncia alla lotta e consegna le armi e le redini del comando a Krishna, l’anima, e coglie al fine la sua ricompensa, vede cioè la forma divina che vela il Figlio di Dio, che è egli stesso.
Combattuta e vinta la battaglia, il discepolo passa fra i maghi bianchi del pianeta e può manovrare le forze, cooperare al Piano, comandare gli elementali ed estrarre ordine dal caos. Non è più immerso nella valle dell’illusione, poiché si è elevato. Le catene del suo karma e delle sue abitudini non lo bloccano più; ha conquistato il potere vitale ed è ormai uno dei Fratelli Maggiori:
· L’uomo spirituale intende promuovere il piano e immedesimarsi con la mente divina.
· Attestato nel punto d’incontro, realizza la propria divinità e si concentra sulla propria forma mentale che lo pone in rapporto con la Mente Universale.
· Tollera dei limiti per poter conoscere e servire.
· Cerca i cuori degli uomini per “ispirarli”.
· Riafferma la propria divinità e, identificandosi temporaneamente con l’organismo della percezione sensoriale ed emotiva, si unifica all’apparato senziente della manifestazione divina, che effonde l’amore in tutte le forme fisiche.
· Collabora all’esecuzione del piano nel mondo materiale; sa che le forme sono prodotte da energia ben usata e diretta.
· Nella perfetta coscienza di essere un Figlio di Dio, e realizzando così con potenza mentale quanto ciò significa, concentra le forze del corpo eterico e diventa un punto focale per trasmettere energia divina e quindi edifica in armonia con le forze costruttive del Cosmo.
· Il suo pensiero illuminato e il suo desiderio santificato scendono nel corpo eterico, e in tal guisa opera con devozione intelligente.
CONTINUA…
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