IL COMPITO DI UNA PERSONA ELEVATA Carlo Setzu
Terza parte
Il Grande Signore ha una Volontà, ma anche ogni singolo individuo ha una volontà, che chiamiamo personale; è ovvio quindi che, per raggiungere l'armonia, la volontà personale debba andare in sintonia con la Volontà divina: "Sia fatta la Tua Volontà e non la mia"! Non solo, ma a un certo punto del Sentiero dell'iniziazione, il discepolo si accorge di essere esclusivamente un "punto di dinamica Volontà divina, focalizzata nell'anima, che giunge alla consapevolezza dell'Essere, usando la forma"; non da solo ma per mezzo del gruppo: dall'individuo al gruppo e all'universale. Allora egli non ha più problemi perché la monade è libera per eccellenza; ma "purtroppo" quasi tutti viviamo ancora nel "divenire" nei tre mondi, pieni di ostacoli e impedimenti. D'altronde però essi sono il nostro campo di battaglia - il posto scelto da noi stessi per servire e illuminare i ciechi dello spirito. A questo punto dovremo elevare un pensiero di ringraziamento verso quelli che hanno dato l'opportunità di servire l'umanità.
Il gruppo è fondamentale perché segue la Legge di Causa ed Effetto, infatti, il Tibetano ci dice che: "Quando l'identificazione dell'uomo con il suo gruppo è matura, l'impulso del desiderio si modifica, fino a diventare volontà di gruppo… Gli Ego non s'incarnano quindi singolarmente, ma per un impulso di gruppo, dunque collettivamente". Questo perché i membri del gruppo sono collegati soggettivamente a una struttura di pensiero e uniti da un karma in comune che forma una vastissima comunità dinamica, siano essi incarnati o disincarnati, in relazione con la Gerarchia, il Suo Capo e Shamballa; quindi, anche la volontà di gruppo deve fondersi con la Volontà del Logos.
Dobbiamo maneggiare il Fuoco, affinché, mediante la purificazione divori tutte le scorie della personalità e si raggiunga così la totale purezza per correre a ritroso la via di ritorno alla Casa del Padre. Questo sentiero, inevitabile per il discepolo, è fatto di Fuoco, e il Fuoco, fino a prova contraria, brucia ed è pericolosissimo; perciò bisogna prendere gli accorgimenti necessari, sapendo che i veicoli della nostra personalità possono essere iper/stimolati e soggetti a squilibri emozionali e mentali; perciò, è indispensabile un approccio lento ma sicuro. Tutto ciò, però, deve essere fatto in gruppo perché sono le scorie del gruppo che devono essere distrutte passando in successione dal Fuoco ardente al chiaro e freddo Fuoco illuminato e al Fuoco divino che consuma.
Il gruppo diventa un terreno ardente quando usa la Volontà (Fuoco dello Spirito, primo aspetto del Distruttore, Signore Agni, principio di Vita e Gioiello nel Loto del gruppo) allora potrebbero accadere, al livello della personalità di gruppo, sconvolgimenti e separazioni, perché inondato dal Fuoco che purifica ciò che non è più untile al gruppo stesso.
Quando la volontà personale e quella divina diventano una sola, allora il discepolo può elargire l'amore buddhico e ashramico nel servizio. Egli agisce nei tre mondi, conscio di avere la coscienza triadica e di attuare la Volontà del Logos, non da solo naturalmente ma in comunione con il suo gruppo quale intermediario cosciente e intelligente tra la coscienza planetaria e i regni subumani (minerale, vegetale e animale), risvegliando l'umanità al suo compito predestinato.
Un discepolo incarnato ma non ancora Maestro, può e deve rendersi conto delle necessità del mondo, e perciò modificare, qualificare, adattare e usare, per conto dell'Ashram, con molta saggezza il Piano o quella parte del piano a lui assegnato.
Egli per fare il lavoro deve scegliersi un campo di servizio affinché la sua conoscenza divenga una realtà applicata alla vita quotidiana, senza dimenticare il servizio esoterico o verticale per vivere soggettivamente, riversando così nell'attività intelligente la Volontà e l'Amore dell'Ashram: "Essere nel mondo ma non del mondo".
Nell'insegnamento non bisogna trincerarsi dietro l'autorità di un Maestro, sapendo che il vero maestro al quale si deve obbedienza è l'anima; d'altronde, il Maestro "dialoga" esclusivamente con l'anima di gruppo.
L'istruttore, per essere ascoltato, deve essere veritiero, spiritualmente onesto, magnetico, radiante e spiritualmente coraggioso nell'influenzare l'opinione pubblica, senza paura del sarcasmo, delle critiche, dei giudizi malevoli o di essere considerato strano.
Egli sa di lavorare in gruppo inserito in un piano più vasto, quindi, è l'amore di gruppo che lo interessa, esattamente "quell'amore sacrificale" basato sulla lealtà di gruppo e sul lavoro disinteressato e realizzato in comune. Così egli rende sacre le cose (sacrificio), fondendo la volontà personale con quella sacrificale dell'anima e Divina. Allora l'istruttore può giungere al cuore di ciascuno e parlare da anima ad anima.
Questo è possibile quando l'aspetto volontà dell'amore e l'energia dell'amore di gruppo, essendo di primo raggio, distruggono ogni ostacolo sulla Via illuminata, perché la volontà dell'amore sa usare il giusto linguaggio per far evolvere le coscienze.
Il lavoro di gruppo, oggi, deve essere svolto con un nuovo metodo che bisogna assolutamente apprendere, se vogliamo costruire un nuovo sentiero nella coscienza e facilitare sia l'evoluzione dell’umanità sia la nostra. Ogni cosa (proprie idee, opinioni personali ecc.) deve essere sacrificata al bene del gruppo.
Nel lavoro di gruppo abbiamo l’opportunità di esercitare un impatto sull’opinione pubblica, cosa molto improbabile con il lavoro individuale, perché l'individuo tende a imporre le proprie idee e i propri concetti su come fare o no le cose. Naturalmente in questo lavoro dovremmo aspettarci delle difficoltà perché oggi vige ancora l'idea che si deve raggiungere la massima espressione individuale. Perciò, mettiamo pure nel conto le incomprensioni e i fraintendimenti di quelli che ci circondano, essendo essi proiettati verso il materialismo. Questo è il prezzo da pagare!
Il lavoro di gruppo della nuova era è in sintonia con l'intento gerarchico e con il cuore datore di vita, questa corrente di energia permette al gruppo di costruire l'anima di gruppo e lo spirito di gruppo perché il sacrificio dell'individuo, che assume le sue responsabilità e si fonde con gioia nel lavoro, può esclamare: "Io sono il gruppo; il gruppo è me; io e il gruppo siamo uno"! Allora il lavoro va in sintonia con la coscienza dell'anima e così sia il gruppo sia le nostre personalità diventano intuitive e sensibili alle impressioni, allineandosi con il piano in evoluzione e prendendo la giusta direzione. Naturalmente il servizio deve svolgersi nella vita quotidiana e in rapporto alle circostanze esterne, scegliendo le energie più elevate possibili.
Il gruppo diventa sempre più radiante e magnetico, attraendo a sé nuovi aderenti pronti a mettere da parte il materialismo, impegnarsi a liberare il genere umano dalle forze di separazione e a instaurare la fratellanza mediante i giusti rapporti umani e la buona volontà.
Quando il gruppo manifesta l'amore inclusivo in sintonia con la Gerarchia e le personalità sono infuse d'anima, possiamo identificarci, sul pian omentale, con la volontà di Shamballa che man mano occupa il posto della volontà personale fondendosi con Essa.
La volontà che esprime amore saggezza e intelligenza è naturalmente in rapporto al piano e colei che la usa deve cercare di vedere la vita planetaria come un tutto, "come una sintesi di relazioni integrate" o quantomeno un barlume di Proposito e il fluire evolutivo del piano.
I valori della nuova era se applicati e insegnati dal Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo porteranno a un raggiungimento di una collettività più colta, inclusiva e governata da un’Etica vivente, qualità che compone il Piano. Ripetiamo ancora una volta che ciò che facciamo accadere sul piano fisico è il frutto della focalizzazione e del riconoscimento delle energie interiori, dei valori e dei principi universali che portano a un’espressione d’energia in azione. È un servizio che tutto il gruppo di aspiranti o discepoli deve realizzare. È una nostra precisa responsabilità individuare il Piano esteriore come un riflesso di uno stato interiore di coscienza perché lavoriamo sui tre mondi, poiché l'umanità è il mediatore planetario fra i regni inferiori e i superiori.
Il lavoro soggettivo deve essere fatto sui livelli mentali, sullo sfondo, in silenzio, senza clamori né riconoscimenti se vogliamo che sia potente. Esso è un processo che deve compiersi come fa un seme che dal buio della terra sorge crescendo fino a inebriarsi della luce del sole per poi dare i suoi frutti. Ciò comporta di coltivare fin dall'inizio lo spirito d’umiltà e il prezioso dono del silenzio.
La meditazione di gruppo mette in grado di funzionare come una personalità integrata fusa e unita nella coscienza con l'anima, cosi che le unità individuali di gruppo saranno correttamente allineate e la dedizione e l'aspirazione porteranno l'ispirazione. La tecnica della Gerarchia consiste nel trasmettere l'ispirazione; infatti, lavorando interiormente con i sui discepoli e iniziati, Essa le ispira; essi a loro volta dovranno ispirare gli uomini e le donne di buona volontà. Dobbiamo quindi ricevere e trasmette illuminazione; ricevere ispirazione dalla Gerarchia e di conseguenza, come già detto, ispirare; mantenere la visione del Piano davanti agli occhi degli uomini, perché quando non esiste visione, gli uomini periscono; agire da gruppo intermediario tra la Gerarchia e l'umanità, ricevendo così luce e potere e usandoli entrambi sotto l'ispirazione dell'amore per costruire un mondo nuovo.
Bisogna abbandonare l'atteggiamento al modo di accostarsi al servizio e considerare invece ogni azione come la risposta alla vita dell'Ashram, come contributo al lavoro dell'Ashram, e avere la capacità di diventare un canale di potere, d’amore, di conoscenza, e di Vita dell'Ashram, che costituiscono ciò che s’intende per Obbedienza Occulta.
Il Maestro accetta di trasferire sulle spalle del discepolo impegnato, la responsabilità di preparare gli aspiranti al discepolato accettato. Quest’atteggiamento governa tutta la Gerarchia. A tal proposito, il Maestro ci ammonisce dicendoci che è necessario che l'aspirante intensifichi il suo legame interiore con il proprio insegnante, non perché l'insegnante è il suo Maestro, non perché l'allievo è soggetto all'imposizione di un qualsiasi controllo soggettivo da parte dell'insegnante, non in funzione di qualche privilegio speciale, ma perché se la mente dello studente è in un vero rapporto con l'insegnante. Allora quello studente può diventare egli stesso una sorgente d’ispirazione per i suoi compagni di studi; se l'allievo pensa con chiarezza lungo la linea del tema scelto, anch’egli potrebbe insegnare.
Un Maestro osserva ogni membro del suo gruppo dal punto di vista utilità nel servizio generale di gruppo. Il servizio esterno attivo di un gruppo di discepoli non è di principale importanza, ciò che è importante è il problema particolare della crisi mondiale attuale e gli straordinari adattamenti nella coscienza umana, inerenti all’inaugurazione di una nuova cultura, civiltà e religione mondiale.
Il lavoro soggettivo deve essere fatto sui livelli mentali, dietro le quinte, in silenzio, senza clamori né riconoscimenti se vogliamo che sia potente. Esso è un processo che deve compiersi come fa un seme che dal buio della terra sorge crescendo fino a inebriarsi della luce del sole per poi dare i suoi frutti. Ciò comporta di coltivare sin dall'inizio lo spirito di umiltà e il prezioso dono del silenzio.
Le cose sono rese sacre dal sacrificio di se stessi per gli "insiemi" dando opportunità ai prigionieri del pianeta di liberarsi dai lacci dei tre mondi e lasciare che le energie di luce, amore e volontà circolino liberamente per elevare le forme creando così un mondo nuovo e migliore.
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