LA VOLONTÁ Carlo Setzu
Le facoltà interiori necessarie per prevalere sulle difficoltà della vita moderna sono: grande risolutezza, fermezza, costanza e saggezza. Fondamentale tra questi poteri interiori, e quello cui si dovrebbe dare la precedenza, è l'enorme e ancora non realizzata forza della volontà umana.
Una panoramica storica dei problemi collegati alla volontà, mostra che i tentativi di risolvere questo problema a livello teorico e intellettualistico, non solo non porta alla soluzione, ma sfocia in contraddizione, confusione e smarrimento, quindi bisogna cominciare con lo scoprire la realtà e la natura della volontà attraverso l'esperienza esistenziale diretta. Ancora un punto d’incontro con ciò che è proprio dello Yoga: l’esperienza diretta.
La volontà non è una coercizione imposta dall'esterno, dalle convenzioni sociali, ma una forza interiore e liberatoria, come quella passione chiamata nello yoga tapas, orientata al bene, energica ed efficace, caratteristica di una persona ben equilibrata e integrata.
Siamo invitati a portare avanti il Progetto Volontà; un invito allo studio e alla ricerca, sia individuale sia di gruppo, per il bene e la pace dell'Umanità. Quando non c'è volontà, ossia, quando una persona non è capace o ha paura di scegliere, sono sofferenza, depressione e ansia.
La scoperta della volontà è essenziale per la salute psichica, ma se la ignoriamo, tendiamo a reprimere il nostro stesso potere, le nostre facoltà più importanti. È proprio nell'atto di volontà che una persona può sapere chi sia; io scopro me stesso nel momento in cui voglio qualcosa (non nel senso di desiderare, ma di decidere).
Vi sono molte tecniche ed esercizi che sono usati in gruppo, ma che ciascuno può fare anche da solo, per lavorare sulla volontà, con degli effetti benefici: la persona sente che il suo "voltaggio" psichico e spirituale aumenta. Può trascendere o sconfiggere molte emozioni negative, come l'ansia, la paura, la rabbia, la depressione, il senso d’impotenza ecc., come risultato di una scoperta della propria identità.
La volontà è, infatti, la facoltà più vicina al nostro Io. Se noi facciamo un atto di volontà, accentuiamo il nostro "Io", il nostro "centro". Ovviamente non parliamo di quella volontà come ansioso senso del dovere, come repressione di una parte di noi stessi ma s’intende la volontà che ha origine dal centro del nostro essere, che non impone ma coordina; non spinge, non sforza, non condanna né reprime, semplicemente dirige.
Ci sono molte tecniche per coltivare la volontà una della quale ricorda il Mandala delle associazioni di Swami Satyananda: si scrivono su un foglio le probabili risposte alla domanda "che cosa voglio fare nella mia vita?" Si fa una lista veloce, senza pensarci troppo. Si scrive tutto, qualsiasi cosa ha in mente. Poi si lascia da parte questa lista e ci si pone un'altra domanda: che cosa vorrei fare nei prossimi cinque anni? Poi ci si pone una terza domanda: se avessi soltanto sei mesi di vita, che cosa farei? Alla fine da queste tre liste si scelgono le due o tre risposte cui dare maggiore attenzione e valore: sono le nostre priorità, ciò che hanno il potere di dare significato e dinamismo alla nostra vita.
Ora da questa scala di priorità si agisce giorno per giorno in direzione di ciò che si desidera, allora sentiamo veramente di non perderci in cose inessenziali, di essere a fuoco, di avere un progetto. Generalmente le cose più importanti sono quelle che richiedono maggior sforzo e impiego di energie, spesso invece è più semplice lasciarsi andare a tutto ciò che è ovvio e più facile, verso un’innata tendenza alla conservazione dell’energia, senza sapere che la perdita di energia accade quando non stiamo facendo ciò che veramente vogliamo.
Anche nelle relazioni possiamo coltivare la volontà, per alcuni si tratta di auto affermarsi, altri al contrario potrebbe aver bisogno di imparare a non aggredire, a cedere. Questo succede se vediamo la vita come un laboratorio, e allora ogni situazione diventa un campo di azione e di lavoro.
Gli esercizi di volontà non sono solo fare, al contrario, la volontà può anche essere un non fare, potremmo paragonarlo a quello che nel Raja yoga é chiamato quel senso di “accontentarsi” sia del proprio stato sia di ciò che si ha, o operare una pulizia in tutti gli aspetti della nostra vita, ossia decidere di fare meno cose; “potare” é un’operazione che rivitalizza. Goethe diceva che è nell'arte di limitare se stessi che si riconosce il vero maestro.
La volontà e la ripetizione possono cambiare ciò che crediamo immutabile, un pensiero che è ripetuto una, cento, mille volte, genera una realtà psichica cambiando i nostri pensieri e la direzione della nostra immaginazione.
Un samskara è un pensiero che è stato pensato migliaia di volte, e quindi è per così dire depositato nella profondità della psiche che con la ripetizione si solidifica e diventa una parte della nostra personalità. Esistono tecniche specifiche per imparare a indirizzare i nostri pensieri e creare nuovi samskara: trasformando la nostra personalità, dandole una forma diversa, depositando un pensiero, un atteggiamento, un giorno dopo l'altro.
“La volontà di bene è una delle manifestazioni più alte dello spirito umano, in essa avviene una sintesi dell'elemento volitivo con i sentimenti superiori del superconscio”. “Chi attiva la propria volontà di bene si sente unito e coerente”. “Questa è un'azione benefica in cui investiamo, in maniera deliberata e sistematica, tutto il nostro essere”. “E in quel momento, in un certo senso, trascendiamo noi stessi e abbiamo l'esperienza di essere parte di un tutto più grande di noi.”
|