LA MORTE NON ESISTE Carlo Setzu
Dagli insegnamenti teosofici risulta che la morte non ha quel significato lugubre attribuitole dalle credenze e religioni popolari, bensì costituisce un evento ricorrente in una vita senza fine, nello schema cosmico dell’evoluzione dell’anima, è drammatico soltanto a causa dell’ignoranza delle leggi che reggono questo fatto naturale.
La Teosofia ha anche il potere di mostrare quanto l’uomo può arrivare a conoscere, mentre è ancora sulla terra, dei fatti dopo la morte fisica. Essa insegna che nell’uomo c’è una facoltà per mezzo della quale il velo che nasconde il mondo invisibile alla nostra vista può essere strappato ed essere investigati e compresi i fatti e i fenomeni di quel mondo e le condizioni di vita in esso.
All’approssimarsi della dissoluzione, i chiaroveggenti (come i teosofi Geoffrey Hodson (1886-1983) e C.W. Leadbeater) possono vedere le forze vitali del corpo ritirarsi dalle estremità, accentrandosi nel cuore, dove osservano un brillante nucleo luminoso. Dopo questa fase, la sensibilità nelle membra inferiori sarà molto diminuita. Poi, mentre la dipartita si approssima ulteriormente, le forze vitali si ritirano ancora più oltre, concentrandosi nel centro della testa, nel terzo ventricolo del cervello, che è il centro della coscienza dell’anima durante la vita fisica. La persona che sta morendo può essere fisicamente cosciente o meno. Se incosciente, nel coma che precede la morte, sarà visibile al chiaroveggente, fuori del corpo, nel suo veicolo eterico. Tale veicolo è costituito da una materia più sottile dell’etere e somiglia, nella sagoma, quasi esattamente al corpo fisico; è, infatti, la sua controparte. Differisce dal fisico perché la materia di cui è costituito è “auto/luminosa”, risplendente come se illuminata da dentro e circondata da un’atmosfera visibile come una luce di colori costantemente cangianti.
Questi colori dell’aura, com’è chiamata, corrispondono a diversi stati di coscienza e variano col variare di sentimenti e pensieri. E qui accenno brevemente alla conoscenza della correlazione fra stati di coscienza e colori dell’aura. Un moto di simpatia per qualcuno che soffre o ha dei problemi, per esempio, tinge l’aura di verde, gli sforzi intellettuali invece la colorano di giallo. In questa stanza proprio ora possiamo vedere una gran quantità di giallo, legato all’attività dell’ingegno, proprio sopra e dietro la testa; da qui probabilmente ha avuto origine l’aureola dei Santi, sebbene si possa vedere in tutti, durante i processi mentali. Il blu denota devozione, il viola come spiritualità, il rosa che tende al cremisi, indica amore, il rosso è il colore della rabbia e dell’irritabilità, il marrone dell’egoismo e cosi via. Come affermato, questi colori sono dunque visibili al chiaroveggente, cosicché guardando l’aura delle persone, è possibile dire che tipo di pensieri e sentimenti essi abitualmente manifestano, scoprendo il loro temperamento e carattere. Naturalmente un tale potere si usa solo su permesso e per scopi di ricerca.
Cosi l’aura sarà visibile attorno al corpo del morente che, fisicamente incosciente, e ora fuori dal suo veicolo materiale proprio fluttuante sopra di esso, e collegato da un cordone di energia fluente, la famosa corda d’argento, che risplende di un delicato color argento. Questa “corrente” scorre tra la testa del corpo fisico e quella dell’eterico, collegandoli e, finché fluisce, c’è sempre la possibilità di un risveglio fisico; una volta che il collegamento si è rotto, come al momento della morte, non c’è più nessuna possibilità di ritorno. Tutti i casi di resurrezione apparente sono in realtà solo risvegli in corpi che non erano ancora morti. La persona morente può tornare temporaneamente al suo corpo e, nell’aprire gli occhi, può vedere alcuni dei fenomeni dell’altro mondo, facendo riferimenti a persone non fisicamente presenti. Quando arriva davvero il momento della morte, si può vedere la “corda d’argento” e l’uomo stesso ergersi, come se liberato da una qualche forza gravitazionale.
In quasi tutti i casi, l’uomo è tanto inconsapevole di morire quanto di cadere addormentato. A quel punto generalmente è impegnato in un processo di riesame In cui gli eventi della vita appena conclusa passano davanti agli occhi della sua mente in una chiara prospettiva; cause ed effetti sono correlati: i successi e i loro risultati, come pure i fallimenti e le loro conseguenze. Questo riesame è molto importante perché da esso si distilla una certa saggezza, il frutto della vita appena finita. È per questa ragione che noi dovremmo rimanere mentalmente, emozionalmente e fisicamente quieti, nella camera del morente, per non disturbarlo con un eccesso di dolore in questa fase importante. Egli ora sta vivendo nel suo corpo più sottile, l’astrale, quello dei sentimenti, ed è molto sensibile alle energie dei pensieri e delle emozioni. I pensieri dei presenti dovrebbero giustamente essere volti in amore verso di lui e in benedizioni e aspirazioni per il suo progresso nei mondi interiori, ma con calma e autocontrollo. La Teosofia c’insegna a non indulgere troppo sulla grande perdita che abbiamo subito, ma a pensare al progresso trascendentale e alla liberazione dal corpo fisico e dai suoi limiti, di chi ci ha lasciato.
Alla conclusione del riesame segue generalmente un periodo di completa incoscienza, che può durare da trentasei a quarantotto ore, a seconda dell’individuo. Poi avviene il risveglio nella nuova vita e la persona, spesso ancora inconsapevole di quel che è accaduto, si guarda intorno. Pressoché in tutti i casi trova un qualche amico o parente ad aspettarlo o, se non ha nessuno che gli possa riservare una tale accoglienza nella nuova vita, arrivano, a riceverlo, alcuni membri del grande gruppo degli aiutatori, che lavorano proprio per dare il benvenuto ai nuovi arrivati. Tali aiutatori sono membri di un grande e ben preparato gruppo di servitori dediti a questo lavoro particolare di assistenza ai nuovi venuti. Questi ricevono i nuovi arrivati, dando spiegazioni sulla nuova vita e li aiutano ad adattarvisi il più confortevolmente possibile. Pochi, se non nessuno, di questi tempi, entra in quel mondo senza che qualcuno li assista nelle prime fasi del loro nuovo cammino. Quale sarà la natura di questa nuova vita?
A questo punto devo dire qualcosa che sarà forse difficile da credere ma poiché i chiaroveggenti ci dicono che è vero e che è di grande importanza per i nostri studi, devo farvelo presente. Il mondo in cui i nostri amici sono andati e in cui anche noi andremo quando verrà la nostra ora, non è un posto sconosciuto, poiché ci andiamo tutte le notti mentre il nostro corpo fisico dorme. Il sonno e stato giustamente chiamato “fratello gemello della morte” Possiamo andare oltre dicendo che sono la stessa cosa, poiché mentre il corpo fisico dorme noi siamo svegli nel corpo che useremo di là del velo. I sogni sono, in parte, le confuse memorie della nostra vita in quel mondo, che ricordiamo al risveglio. La differenza tra sonno e morte sta nel fatto che durante il sonno la ‘corda d’argento che ci unisce al nostro corpo, non è spezzata. Alla morte quella corda si rompe e, non avendo più legami col corpo fisico, non è più in grado di ritornarvi. Non è comunque un mondo sconosciuto, al quale risvegliarsi dopo la morte, poiché lo conosciamo molto bene e molti di noi vi hanno il proprio posto e il proprio lavoro, che noi chiamiamo servizio.
Il prossimo principio generale che desidero farvi conoscere è che la condizione in cui una persona si trova dopo la morte dipende quasi interamente dal suo temperamento e dalla natura della vita che ha condotto sul piano fisico. Ciascuno di noi vede il mondo che lo circonda attraverso le finestre del suo temperamento. L‘individuo solare e amorevole si sveglia, dopo la morte, in un mondo solare e amorevole, mentre l’individuo cupo ed egoista, si risveglia in un mondo tetro e monotono, un mondo in qualche modo solitario — non perché quel mondo sia deserto, ma poiché l’individuo egoista non è in grado di dare amicizia. Per fortuna la sofferenza del tedio e dell’isolamento che tali persone hanno inconsciamente creato per se stesse, li sprona a cambiare la propria attitudine verso la vita.
Per passare ora dal generale al particolare, le ricerche chiaroveggenti rivelano nei nuovi arrivati una tendenza a proseguire, nella nuova vita, nelle occupazioni che tanto li interessavano sulla terra. In questo modo il ricercatore, il cui ideale sulla terra era perseguire la verità, scopre che può farlo qui come là. Egli si rende conto inoltre che le sue ricerche sono più fruttuose qui che sulla terra, poiché ha lasciato il mondo della materia più densa ed è consapevole su un piano più sottile è più vicino al mondo delle cause; è nella più alta consapevolezza e nel mondo delle cause che risiedono la verità e la Conoscenza.
Di là del velo, la vita può davvero essere l’inizio di una libertà ancora più meravigliosa, poiché qui non esistono più quelle necessità concrete che, senza dubbio per il nostro bene, ci tengono impegnati sul piano fisico e tendono a incatenare i nostri pensieri e sentimenti alle cose materiali.
Il cibo per esempio, sebbene sia una delle grandi necessità e richieda uno sforzo personale su questo piano, cessa di avere qualsiasi significato là, visto che tutto il nutrimento (l’energia) di cui hanno bisogno i nostri corpi sottili è assorbito automaticamente e contiene tutto quel che è necessario al sostentamento del veicolo che usiamo in quel mondo. L’intero processo di assorbimento e assimilazione di tale sostanza è inconscio come lo è il respiro sul piano fisico, quindi, noi, ci nutriremo di energia.
L’abbigliamento si fa col pensiero: poiché la materia dei mondi più sottili risponde prontamente al pensiero, pensare a noi stessi vestiti vuol dire essere vestiti.
Per quanto riguarda il trasporto, anche in questo caso ci si muove col pensiero. Pensare a noi stessi in un posto significa andare in un luogo, velocemente o lentamente, a piacere, con un movimento delizioso e fluttuante molto simile al volo.
Quante volte ci siamo svegliati con la sensazione di volare! Sogni di un corpo tanto leggero e che si eleva facilmente nell’aria sono memorie frequenti dei normali modi di spostamento nel mondo della vita dopo la morte.
L’abitazione, questa grande fonte di preoccupazione e di sforzo degli esseri umani sul piano fisico, al di là è pure creata dal pensiero. Là, come qui, la gente si riunisce in case e città e, proprio come sulla terra, anche nella vita dopo la morte c’è bisogno di privacy ma non di un riparo dagli eventi atmosferici, poiché non vi esistono condizioni climatiche avverse. La vita in quel mondo è varia e affascinante, poiché c’è una quasi infinita varietà di attività tra le quali scegliere e ciascuna di esse, possono essere svolte per un periodo più lungo che sulla terra, dove siamo costretti a pensare anche a tante altre necessità. Fermiamoci qui perché sarebbe troppo lungo enumerarli tutti.
Queste sono le condizioni generali che tutti noi indubbiamente troveremo, quando verrà il momento di andare là o quando riusciremo a vedere quel mondo in modo chiaroveggente.
La persona che muore dominata da un vizio avrà un periodo certamente spiacevole, poiché vivendo essa ora, nel suo corpo emozionale sperimenterà di conseguenza, quella particolare brama intensa e inappagabile, con un’intensità che le era sconosciuta quando dimorava nel corpo fisico, che molto la riduceva e la smorzava. Senza nessun modo di appagare quel vizio, di necessità tale desiderio si consumerà bruciando in lei, spesso attraverso un certo periodo di sofferenze, che non dura in eterno. La sofferenza non è imposta come punizione; essa è auto-prodotta, come pure la gioia. Esse sono il raccolto naturale e automatico della precedente semina. Le sofferenze causate da un vizio non vinto, durano solo tanto quanto tempo l’energia è passata a indulgervi. Una volta che si sia estinta, l’uomo se ne libera, impara la sua lezione per sempre e assume la sua nuova vita. Questo condiziona la sua vita successiva, nella quale molto probabilmente con un’intensa ripugnanza per quella particolare forma di auto indulgenza.
Non c’è nulla da temere nella morte. Raramente un individuo è conscio dell’atto di lasciare il suo corpo. Egli scivola via come nel sonno, tranquillamente, in pace, senza dolore. La morte è un lasciarsi andare a un’esistenza più bella. La nascita non è un inizio, la morte non è una fine, entrambe sono incidenti periodici in quella lunga serie di vite per mezzo delle quali saliamo verso l’alto, a una piena conoscenza spirituale di noi stessi. La morte esiste unicamente per chi la vede e tocca soltanto dal punto di vista del corpo fisico, la libertà ci permette di sfuggire all’accecante potere della materia. Poiché questo corpo e la materia fisica del nostro mondo, ci nascondono la realtà spirituale, come il velo del giorno nasconde le stelle sempre scintillanti.
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