XVII° SEMINARIO FEDERAZIONE EUROPEA DELLE SOCIETA' TEOSOFICHE NAZIONALI
Carlo Setzu
“Fede – prospettive teosofiche”
Fede
Il valore di questa parola d’ordine sta nel fatto che è il simbolo di una qualità che permette l’accesso a una ulteriore espansione di coscienza . Ma non la fede di un semplice credere pieno di speranza. È la fede cui allude Paolo di Tarso quando dice : “La fede è la sostanza delle cose sperate, l’evidenza delle cose non viste” Ebrei, XI.2. Queste realtà desiderate, allorché riflesse nella natura emotiva, evocano aspirazione e sviluppano la fede.
Nel Viviekachudamani, lo Swami Madhavananda dice: “L’accettare per vere, in base a un fermo giudizio della mente, le istruzioni delle scritture e del Guru, dei Saggi è detto Shradda o fiducia, per mezzo della quale viene percepita la Realtà . Accettazione, da non confondere con quella generalmente nota come fede cieca. La mente intera deve giungere a quel perfetto stato di sicura fiducia nella verità delle istruzioni ricevute, senza il quale non è possibile metterle in pratica con tutto il cuore e in modo risoluto”
Possedendo questa “fede perfetta”, avanziamo con “assoluta impavidità”. L’impavidità non è quella forma di autoaffermazione frequentemente suscitata da un’errata interpretazione dei principi o da uno stolto e spesso futile lanciarsi a capofitto in un’attività qualsiasi. Essa è basata sulla fede nella realtà, sul riconoscimento della divinità e sulla certezza che esiste un Piano divino . È un atto di fondamentale oblio di sè . Dove non c’è pensiero per se stessi e dove esiste vero amore spirituale, non può esserci paura . È la conoscenza che crea la convinzione e la certezza interiore.
È tempo di sostituire le espressioni bibliche con una comprensione esatta, diciamo quindi che occorre la devozione comprovata dal comportamento responsabile. Come si risveglia la fede? Vivendo in modo degno del fine. Come si migliora la qualità? Venerando la maestria. Come si suscita la facoltà creativa? Desiderando la bellezza. Concepiamo la gratitudine come l’unione della gioia e della bellezza . Possiamo asserire che nell’ora del pericolo diremo il nome del Maestro ? Siamo capaci di renderGli testimonianza ? Sappiamo esultare di gratitudine per Lui? Gratitudine e devozione fioriscono con gioia in una comunità spirituale: Gettiamo via i pensieri del vecchio mondo!
Si deve distinguere fra devozione assoluta o condizionata. Moltissimi ostentano fedeltà allorché ricevono, ma accompagnano ogni ricambio con qualche condizione. Prendono volentieri ma frappongono ostacoli. La fede deve procedere parallela alla conoscenza esatta . Ogni restrizione posta alla fede ne condiziona i risultati.
Chiunque può acquistarne il diritto alla verità, se attesta con i fatti la propria devozione: le parole contano pochissimo, e moltissimo le azioni. La minima insincerità nella devozione e nell’adesione ai principi del rinnovamento può influire gravemente sullo stato della nostra coscienza e per conseguenza anche sullo stato di salute. Essa può annidarsi fra le pieghe della coscienza , il suo contagio è virulento e colpisce le persone circostanti, però bisogna avvisare e non costringere.
Essere teosofi implica responsabilità , che a sua volta si sviluppa con la sofferenza. Ciò inevitabilmente produce il distacco , il quale progredisce in collegamento con tutti i membri del gruppo e deve comportare difficoltà. Queste difficoltà possono implicare un costante affluire di problemi e distacchi minori che coloreranno incessantemente la vita di servizio . Ciò richiede fede e coraggio elevati più che drastiche soppressioni. Quando la fede è di acciaio temprato non può spezzarsi. Tutto andrà bene se lasciamo fluire l’amore attraverso di noi.
“Nella quiete e nella fiducia sta la forza”. La quiete si riferisce alla necessaria condizione del corpo astrale o emotivo, e la fiducia, espressione della fede interna, descrive quella della mente. La quiete fa si che lo stagno della vita emotiva rifletta senza distorcere la luce del Sè superiore : La fiducia manifesta la fede della personalità nella realtà dell’anima e del Piano.
Dappertutto si stanno organizzando gruppi per la ricostruzione (mentale, psichica e fisica) del nostro mondo e per ricostruire la nostra civiltà secondo linee più sane e su fondamenta più sicure. Fra religione, politica e filantropia si stabiliscono rapporti più stretti e comprensivi, e la parte che la scienza olistica , l’educazione e l’economia dovranno assolvere in futuro è portata sempre più in primo piano nell’aspirazione . Per ciò non bisogna scoraggiarsi. Occorre solo la giusta azione determinata e lo sforzo del sacrificio . Questo dev’essere basato sulla fede nello spirito umano, sulla convinzione che alla fine il bene deve trionfare.
La fede di molti ha mantenuto socchiusa la porta, tuttavia perfino questi hanno spesso dimenticato che “la fede senza le opere è cosa morta”. È soltanto quando la fede trova espressione attiva sul piano fisico nella giusta collaborazione e nel sacrificio, che la porta può essere spalancata e diventa possibile l’intervento divino. È soltanto quando la visione e il sogno della pace , che seduce tante persone bene intenzionate, farà posto alle determinazione di ricorrere ad ogni mezzo possibile per conseguire quella pace in modo pratico sul piano , che le forze spirituali interiori saranno messe in grado di operare più attivamente anche in terra.
Nella guarigione è d’obbligo avere il potere di volgere, di riorientare e di “elevare” al massimo la coscienza del malato. Bisogna che i suoi occhi si “distolgano dal basso, e si elevino all’anima. È una limitazione perchè se egli non è evoluto al punto da poterlo fare, l’opera del guaritore è inevitabilmente futile. Quindi la sfera d’azione di quest’ultimo è circoscritta a coloro che hanno fede. Ma la fede è “l’evidenza delle cose non viste”, e la maggior parte degli uomini ne difetta. La fede non è speranza artificiosa, non è pio desiderio: è l’evidenza di una convinzione profonda.
Il processo di guarigione può essere accelerato dalla fede, per cui il paziente concentra la propria energia secondo le ingiunzioni del guaritore, e questa si esibisce nella regione colpita, perché “l’energia segue il pensiero”. In modo occulto e in certi casi tale “esplosione” (termine alquanto violento) di fede congiunta del malato e dell’operatore infonde energia sufficiente a risanare. Nel campo psicologico, la stesa cosa accade durante quella che certe scuole cristiane chiamano “conversione”. La fede del seguace aggiunta a quella del ministro e degli astanti ( se ve ne sono) provoca una guarigione psicologica nel senso che elimina le scissioni, cioè unifica, anche se solo temporaneamente.
La fede dell’operatore e del paziente sono esempi di energia in moto, e attualmente essa è l’unica che gioca nelle guarigioni. Anche il medico ortodosso ne fa uso, quando asseconda i propri sistemi con la fiducia che il malato ripone in lui e nel suo sapere scientifico. È bene ricordare che non bisogna disprezzare la medicina ortodossa perché le varie tendenze : l’ortodossa, l’ufficiale, l’antica, la materiale e quella spirituale , nuova, d’avanguardia, o mentale – sono fra loro interdipendenti; devono unirsi in una grande scienza di guarigione. Questa sarà alfine tale da risanare l’uomo intero, valendosi di tutte le risorse – fisiche, emotive, mentali e spirituali – del genere umano.
La fede può porre in azione energie superiori da superare perfino la legge del karma , perché le grandi leggi possono essere trascese ( un aereo per levarsi in volo deve trascendere la Legge di gravità, per esempio) e perciò possono negare o ritardare la malattia.
Per fede però in realtà si intende accettare la legge da parte del malato, riconoscere il karma e il nostro divino destino. Tutto ciò, una volta compreso, fa nascere un diverso atteggiamento verso la Divinità e le circostanze.
Fedeltà
Chi vuole introdurre la Teosofia nella vita non deve esteriormente estraniarsi da essa. Il teosofo passa nella vita senza essere notato. Non ha bisogno di distinzioni umane. Osserva, ma non suscita l’attenzione. La sua aura preclude totalmente le frecce dell’attenzione della folla, perché non è questa che guida l’evoluzione . Anche la corrente individuale a volte deve essere protetta da certi dardi insidiosi accidentali. Ciò non significa estraniarsi dalla vita. Occorre solo stimare in che misura le circostanze siano degne del fine. Il teosofo non si cura di ciò che sembra una disgrazia, poiché ne vede la causa e l’effetto. Egli scopre una bella occasione dove gli altri passano arroganti. Non c’è da stupirsi se il suo cuore risponde al più miserabile dei cani, in cui vede i germi della devozione o se d’un tratto elegge il più umile fanciullo a futuro collaboratore. Non appena la gente lo giudica severo e freddo, egli compie un atto inatteso di vero amore e compassione .
La devozione e la fedeltà senza fanatismi è irrefrenabile, invincibile, creativa, rafforza l’aspirazione e adorna il sentiero . La fedeltà si misura solo nei momenti difficili, essa è amore, prontezza e sollecitudine; la vera devozione è ardente, come un guerriero pronto a battersi.
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