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CONFERENZA DELLA SCUOLA ARCANA
(Giugno 2006)
- Carlo Setzu –

Illusione, annebbiamento e maya

            La cosiddetta logica, o il nostro ordinario modo umano di pensare è il risultato di una interpretazione dualistica dell’esistenza. Questo dualismo permea tutto il nostro pensiero. Così il nostro cuore o spirito non si acquieta mai finchè non trascendiamo questa posizione, in apparenza essenziale e logica.  Purtroppo ci siamo innamorati della nostra capacità di formare concetti al punto che ci siamo gradualmente distaccati dalle fonti del nostro essere; le fonti che ci hanno messo in grado di costruire idee e di svolgere ragionamenti astratti. Quindi  ciò che ci occorre per disperdere illusione ,annebbiamento e maya è l’intuizione  che ci porta alla sintesi. Lo Spirito , o ciò che occupa la parte più profonda del nostro essere, richiede qualcosa di totalmente non concettuale, cioè qualcosa di più immediato e di molto più penetrante dell’intelletto. Esso esige percezioni immediate. Evidentemente perché lo Spirito sia soddisfatto, deve essere destato ciò che può venire designato come una percezione interiore o superiore e che si esprime attraverso i sensi ordinari ma non è da essi vincolata.  La meta di tutti i discepoli è il risveglio di questo senso interiore.

            Non dimentichiamo però che ciò che è, lo è a causa di ciò che non è, e ciò che non è, lo è a causa di ciò che è. Quando diciamo che tutto è maya, descriviamo semplicemente ciò che vediamo in questo mondo dei sensi. Maya, più esattamente, è “esistere come non esistendo”; non è una negazione integrale del mondo. Superficialmente è una negazione, ma nello stesso tempo asserisce qualcosa che sta oltre. E’ nello stesso tempo una negazione e un’affermazione. La logica non può sostenere questa posizione, ma l’intuizione lo può.

            Bisogna invertire l’ordine della visione mentale; ciò che era dualistico ora dev’essere visto dalla “parte sbagliata”: l’intero, che prima era celato alla vista, ora appare rivelato, in piena vista. Le cose ora vengono osservate da questa posizione appena scoperta; le cose viste dall’ esterno non possono essere quali sono viste dall’interno. Dobbiamo operare verso l’esterno dal centro del nostro essere

            Possiamo adottare un punto di vista completamente nuovo, dal quale le cose sono osservate dal lato aspetto di totalità? Tale acquisizione è possibile grazie agli sforzi  che compiamo quando siamo spinti da un certo impulso interiore. La nuova posizione è accessibile solo alla nostra forza di volontà, non all’intelletto. Qui la logica si arresta; le idee non riescono a ordinarsi in una sequenza regolare di cognizione e di analisi. L’intelletto si arrende ai dettami della volontà. La porta viene forzata e si apre, e noi vediamo un regno che si estende davanti all’occhio. E’ in questo regno che noi raggiungiamo una irraggiungibilità non raggiungendola veramente. Sembra assurdo ma non dimentichiamo che siamo al di là dell’intelletto che descrive la visione dall’altra parte dell’esistenza, dove il dualismo non vale più.

            I mondi dell’illusione , dell’annebbiamento  astrale e il dominio di maya  vengono  eliminati mediante la Legge di Sintesi . L’illusione dev’essere dominata tramite il Piano mentale , l’annebbiamento astrale dissipato dal discepolo  sul sentiero dell’iniziazione  e maya è il fattore condizionante sui livelli eterici e deve essere superata dall’evasione dalla schiavitù del piano fisico.

             Essi ci avvinghiano quando consideriamo come realtà la forma, la sensazione e il pensiero, perciò, non riusciamo a districarci dalla loro tirannica presa.  Sono delle realtà virtuali che esistono solo quando le “vediamo”. Sono come una roccia sulla quale ci attestiamo, tuttavia la roccia è immaginaria, è soltanto come un sogno; d'altronde però è nella maya che ci discipliniamo, con l’aiuto dei Maestri  spirituali.

            Solo quando  il discepolo si libera del regno dell’annebbiamento astrale e  sta nella chiara luce fredda del piano buddhico  o dell’intuizione  giunge a una realizzazione fondamentale. Egli sa di dover ritornare nell’annebbiamento che ha lascito indietro. Ma ora egli opera  “dall’aria che è al di sopra e nella piena luce del giorno” e da quell’oceano di luce  riversa la luce divina nel mondo della nebbia, dissipandola. L’energia illuminante della ragione pura , che emana dal piano buddhico, si riversa nel corpo sensibile purificato e organizzato, ch’è tutto ciò che rimane di quello che era chiamato il corpo astrale . Ciò produce libertà completa dall’annebbiamento astrale e la creazione di un limpido specchio d’acqua che risponde in modo tanto razionale all’amore  del rapporto divino, che l’iniziato diventa un rivelatore sensibile di quell’amore.

            La facoltà d’immaginare dell’anima  stimola il desiderio e diventa una facoltà creativa superiore man mano che il desiderio si innalza, conducendo a realizzazioni sempre più elevate. Questa facoltà invoca infine le energie della mente , e la mente, più l’immaginazione, col tempo diventa un grande agente d’invocazione  e creazione. L’effetto del crescente contatto con l’anima non è  semplicemente di disperdere le nebbie astrali, ma serve anche a consolidare, e perciò ad utilizzare efficacemente l’immaginazione con la sua irresistibile e potente facoltà creativa. L’energia creativa, quando è usata da una mente illuminata (con la sua facoltà di costruire forme pensiero) crea dei contatti più elevati di quello con l’anima.

            Non solo l’individuo deve emergere dall’annebbiamento che condiziona il piano astrale, ma anche i gruppi devono attraversare il medesimo processo. Quando l’annebbiamento scompare, per la prima volta il gruppo procede nella luce. Mentre il gruppo avanza , le unità che lo compongono apprendono congiuntamente la lezione che la luce e la  sostanza sono sinonimi. Ciò che i Maestri devono affrontare è la tendenza della maggioranza a creare annebbiamento astrale e devono tener conto anche del rapido avanzare della coscienza  umana nel campo dei rapporti di gruppo , della vita di gruppo e dell’attività di gruppo.

            Le situazioni devono essere vissute con distacco , per poterle governare meglio e quindi vedere il mondo così com’è, ma  specialmente vedere le cose nel loro aspetto di totalità. Quando gli occhi si sono aperti a questa verità, si osserva il mondo e tutte le molteplicità, nello stato in cui sono realmente,  ossia, impermanenti.

            La totalità non deve essere l’identità o l’unità delle cose, significa che esse sono comprese nella loro relazione, non solo l’una rispetto all’altra, ma anche rispetto a ciò che costituisce la loro ragione d’essere.

            Come deve presentarsi il discepolo davanti al Maestro? Egli dev’essere aperto, disposto a gettare “i cenci del vecchio mondo”, lottare con vigore per la nuova coscienza, essere avido di sapere, impavido, sincero, devoto, vigile, alacre, sensibile e degno della meta prefissata. E’ fiducioso e soprattutto maya non lo seduce più, così la vita diviene bella, migliorano le capacità e la parole superflue sono abolite, ma soprattutto deve pensare al bene comune, con la coscienza di gruppo .

            Maya sarà pure un’illusione ma prima di rifuggirla bisogna conoscerla, allora potremo distruggere il fascino di quel mondo, ma non appena avremo stabilito un punto di vista corretto, torneremo a dedicargli attenzione e in nome dell’evoluzione vedremo il corpo sottile senza disgusto e senza incantamento.

            L’oscurità della mente e la forza degli strati inferiori del mondo sottile   sono  la causa di tutte le sciagure, ma dove esiste l’ispirazione  non c’è confusione e tutti i particolari sono chiari e limpidi, però maya si mostra al mondo sotto le spoglie della tranquillità, una qualità del coraggio.

            Dobbiamo operare da dentro il cerchio, che è la zona d’influenza di maya essendo in grado di conoscere il tipo d’energia con cui si è alle prese, di comprendere la natura delle forze grazie alle quali può e deve manipolare queste energie, dominando così il corpo eterico. Egli opera dal gioiello centrale che è in ogni loto ”, e questi sette punti focali, questi sette cosiddetti gioielli, sono la corrispondenza del gioiello del loto egoico; perciò la riuscita del lavoro “entro i veli di maya” implica sempre l’uso dell’aspetto Volontà . Le Regole dei Maestri ci dicono  come fare:

  • Focalizza la forza nel punto essenziale del gioiello e trova il velo che esso può toccare.
  • Trasferisci la forza da un punto all’altro e poi proietta.
  • Cerca l’energia che sta dietro la forma del velo danneggiato. Nel velo vi è uno strappo. Trovalo e guardalo.
  • Un sentiero attraversa i veli, e dà accesso a parecchie corti. Percorri quel sentiero portando distruzione e liberando la corte dai rifiuti. La corte del cambiavalute è l’ultima.
  • Và incontro alle forze discendenti e trova la tua corrente.
  • Vigila sulla malefica corrente di forza che cerca di rammendare gli strappi. Proietta su quella corrente l’energia che conosci. Essa ti ha condotto dall’Ashram  entro i veli. Usala e respingi il male su piano astrale.
  • Opera con il suono e riconoscilo come la sorgente del potere. Usa dapprima la Voce; poi l’OM, e più tardi il Suono. Tutte e tre insieme basteranno.

            Nella Nuova Era,  chi allarga gli strappi dei veli è il gruppo e l’umanità nel suo insieme, sotto la direzione del Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo . I gruppi devono focalizzare l’energia proprio nel centro del gruppo, portare l’energia da un punto all’altro, da un velo all’altro, proiettare l’energia distruttrice e divenire unitamente consapevole di ciò che ogni velo nasconde; il gruppo deve esercitare le attività (sette in tutto) di purificazione, deve trovare, accettare e distribuire l’energia spirituale discendente che alla fine porterà a compimento il lavoro fatto. Il gruppo con l’uso di quella corrente discendente, respingerà le forze del male sul piano astrale ed opererà con i tre aspetti del primo raggio  . Questi sono rappresentati dalla Voce, dall’OM  e dal Suono .

 

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