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SCUOLA ARCANA - GINEVRA
SETTIMANA DEL NUOVO GRUPPO DEI SERVITORI DEL MONDO
UNITA’ DI SERVIZIO  
- Carlo Setzu -

Carissimi fratelli e sorelle,

            Ci dicono che quando il discepolo è pronto il Maestro  arriva.  Senza che io facessi nulla di oggettivo mi sono ritrovato, senza volerlo preventivamente, a insegnare i primi rudimenti della Sapienza antica ai gruppi che organizzavo per condurli in quello strano pianeta che è l’India.

            Col passare del tempo mi sono convinto che senza l’aiuto del Maestro, che ci dà le opportunità dovute, non è possibile organizzare un gruppo di servizio. Posso solo dire che evidentemente colui che è stato scelto possiede l’equipaggiamento adatto e messo nel posto giusto per   quel determinato servizio  specializzato.

            E’ evidente che per poter pensare ci vuole il sapere e che per rafforzare la coscienza  è necessaria la conoscenza ; questa conoscenza è dei Saggi, che anche se si presentano apparentemente distinti, provengono da una sola Fonte di luce.

            Sono partito dal presupposto che questo tipo di insegnamento non si vende. Poiché, come ci dice l’Agni Yoga, esso mira alla perfezione, altrimenti non avrebbe futuro. Non cura l’agio personale, altrimenti sarebbe egoismo. Esso è sempre abnegazione, poiché sa cos’è il bene comune. Non si manifesta con cerimonie stravaganti, ma si regge sull’esperienza.

            Ciò che mi ha permesso di proseguire nella formazione del gruppo  è perché ho capito che:

·        occorreva  un pensiero incessante ed esatto, secondo la capacità di chi ascolta, senza intimorirlo; ma di  temere da parte mia non l’avversione ma il plauso. E’ una linea sottile che passa tra il nostro tornaconto, la soddisfazione di sé e la cura del bene generale.

·        Per raggiungere il fine  il movente dev’essere l’uso dell’amore  altruistico verso il prossimo e l’umanità una.

·        Bisognava battere un grande nemico che è la sfiducia, perché abbassa i conseguimenti più essenziali e intimi. Ciò dipende dal poco rispetto di se stessi, dalla mancanza di immaginazione che oscura la luce  e la coscienza, bloccando ogni possibilità di conoscenza. Il coraggio deve essere sempre il nostro emblema.

·        Bisogna dare solo delle direzioni, senza nessuna imposizione, perché le anime antiche  hanno la facoltà di capire velocemente, però non bisogna caricarle di pesi eccessivi, ma neanche trascurare le opportunità, sapendo che è sempre il Maestro che dirige, anche se l’allievo non lo avverte; ho sempre esortato gli allievi alla tolleranza, a ricusare le dispute senza ostilità, questo per preservare l’energia e la forza.

·        Non bisogna mai mirare ai risultati perché, essendo un seme impiantato nella coscienza, a tempo debito darà necessariamente i suoi frutti. C’è sempre un suolo adatto per ogni seme. Però deve essere curato come un giardino, fino a quando la conoscenza diretta levigherà la coscienza come un cristallo mediate la qualità degli atti.

·        Agli allievi che continuano, dopo una naturale selezione (senza nessun intervento dell’istruttore, ma lasciando all’allievo il suo libero arbitrio), bisogna far capire che l’insegnamento va acquisito e usato per il bene degli altri.

·          Il discernimento  è d’obbligo, perché persino un suggerimento male interpretato potrebbe essere deleterio; quindi ho cercato  di dispensare la Sapienza Antica per gradi; se vogliamo che venga apprezzata in tutto il suo valore, non bisogna renderla troppo accessibile per non essere svalutata, lasciando la possibilità della ricerca all’allievo; soprattutto chiarire l’importanza dell’applicazione pratica in ogni circostanza della vita, che ci rende più esperti e più potenti di prima, infondendoci nuova vita.

·        Il lavoro dev’essere svolto con umiltà, sono gli umili che sopportano meglio la luce della conoscenza, contrariamente a coloro che si credono “grandi”.

·        Bisogna aiutare chi bussa scegliendo la qualità e non la quantità, senza  fare proseliti, perché i predestinati quando sono pronti arrivano.

·         La sintesi dell’insegnamento dev’essere distillata dall’esperienze e la saggezza risiedere nella paziente attesa, nel disinteresse personale e nel  vigilare che l’insegnamento non sia  distorto.

·        E’ d’obbligo mettersi sotto la guida diretta del maestro, quando si guida o si influenza con la propria attività i propri simili, poiché Essi sono illuminati dall’amore e dalla compassione profonda e inclusiva e dalla loro conoscenza del Piano divino .

·        Il discepolo , dal cuore sviluppato, che segue la via del servizio gerarchico, deve usare le qualità magnetiche del cuore per esprimere e realizzare i suggerimenti del Maestro, che ci esorta a riunire le persone e servirle cercandone le qualità e stimolandone  il risveglio delle anime all’azione impersonale, e di  accogliere uomini progrediti per riorientarli e condurli alla soglia del discepolato , affinché si distinguino per sapienza, visione e potere mentale.

·         I principi devono essere insegnati con flessibilità di linguaggio, interpretati col cuore ed elargiti con continuità giornaliera. La conoscenza, che comporta una grande responsabilità, dev’essere applicata e modellata alla vita di ogni giorno. L’istruttore deve formare una forma pensiero   che incorpori i dovuti insegnamenti e diffonderli  con costanza e continuità.

·        Si  procede dall’universale al particolare, perciò bisogna operare sulle cause, prendere posizione dell’osservatore distaccato, riconoscersi come entità spirituali, sapere che i vari livelli sono solo fasi di espansione di coscienza.

·         L’interprete terreno è un discepolo più anziano che guida e  suggerisce i passi da compiere e che  qualsiasi lavoro spirituale dev’essere fatto dall’aspirante stesso, spontaneamente e con fervore volontario, senza nessun interesse egoistico e senza conflitto fra il cuore e la ragione.

            Le  cose essenziali sono la pazienza e la fermezza di proposito, simile a “una goccia d’acqua che fora la roccia”; gli allievi hanno il diritto di ammalarsi, l’istruttore mai perchè dev’essere sempre presente con la sua vitalità e la sua energia; creare ogni anno un gruppo nuovo per rimpiazzare i non adatti a percorrere il sentiero, senza deprimersi se i rimanenti siano tre o quattro o nessuno  su venticinque o trenta all’inizio del corso;  preparare un piano di lavoro generale e ogni singola lezione in particolare; iniziare l’insegnamento esoterico  dopo un periodo di preparazione; prima dell’inscrizione alla Scuola Arcana (che non dev’essere un obbligo) devono passare almeno quattro anni di preparazione, specialmente dopo aver meditato  sulle Leggi e i Principi; Trovare il più presto possibile una sede stabile al gruppo, perché gioca sul fattore psicologico; perorare amorevolmente la pratica della lettura di qualsiasi libro che tratti questioni  spirituali; attenzione agli allievi che, in buona fede, tentano di staccare qualche membro del gruppo per costituire dei gruppi centrati sulla personalità del leader, (è facile che i maghi neri attacchino il gruppo tramite questi allievi ), perciò insistere sull’impersonalità reciproca; il leader deve conservare l’etica professionale, evitando rapporti affettivi,   (la fiducia è la base del rapporto con gli studenti); ricordare costantemente che tutti, nel limite del possibile devono partecipare alle meditazioni di gruppo; far capire che l’unità di servizio è un centro di luce in cui ci si carica d’energia spirituale per poter svolgere meglio il servizio oggettivo ognuno nel proprio ambiente; imprimere l’idea che si deve lavorare senza fini di lucro, ma che è lecito chiedere lo stretto necessario per mandare avanti finanziariamente il gruppo.

 
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