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MAYA

Carlo Setzu

        La Maya è una realtà di grado inferiore; l’illusione riposa su di un’errata interpretazione di un aspetto parziale della realtà; essa rappresenta solo aspetti parziali e, come tali, incompleti, distinti dalle loro connessioni organiche e privati della loro relazione universale.      

       La realtà di una dimensione inferiore non viene annullata da una dimensione superiore, ma solo “relativizzata” o posta in un’altra prospettiva di valori. 

       Viste da una coscienza superiore, tutte le distinte forme di apparenza sono maya. Tuttavia, nel suo senso più profondo, maya è la realtà nel suo aspetto creativo. Essa diventa così la causa dell’illusione, ma non è l’illusione in sé fintanto che è vista come un assoluto, nella sua continuità, nella sua funzione creativa e come infinite forze di trasformazione e relazioni universali.  

       Quando ci auto-limitiamo, cadiamo in preda all’illusione, prendendo l’effetto per la causa, l’ombra per la sostanza, l’aspetto parziale per la realtà ultima, il transitorio per qualcosa che esiste in sé. Questa è la maya. Però, in sé non è illusione, perché se riusciamo a padroneggiare queste forze, abbiamo il mezzo per la liberazione, il potere magico dello yoga per la creazione, trasformazione e reintegrazione dell’essere. 

       Maya non è soltanto il negativo, un qualcosa che ricopre la forma fenomenica, ma è anche il principio dinamico che produce tutte le forme di apparenza e che non si rivela mai nel singolo, ma solo nel processo del divenire, nel fluire della vita, nel movimento infinito. 

       Maya in quanto “diventa” congelata e irrigidita nelle forme e nei concetti, è illusione, poiché è stata strappata dalle sue connessioni vitali e limitata nel tempo e nello spazio. L’individualità e la corporeità di un essere umano non-illuminato che tenti di conoscere e presentare il suo io illusorio è maya in questo senso negativo. 

       Anche il corpo di un illuminato è maya, ma non in senso negativo, perché è creazione cosciente di una mente libera dall’illusione, illimitata e non più legata ad un ego.  

       Maya è la potenza che crea l’illusione; tuttavia, unirsi alle potenze dell’universo per divenire loro strumento, non è il suo scopo.  

       Non dobbiamo tentare di negare o distruggere la maya, ma di trasformarla nel fuoco della conoscenza, sicché possa divenire forza d’illuminazione. Anziché creare ulteriori differenziazioni, dobbiamo agire nella direzione opposta e farla fluire verso l’unione, la pienezza e la completezza. Il suo effetto può essere eliminato o rovesciato solo dal suo opposto : la visione interiore che trasforma la forza del divenire in quella della liberazione.  

       Solo riuscendo a vedere la relazione fra il corpo e la mente, fra interazione fisica e spirituale in una prospettiva universale, superando in tale modo l’”io” e il “mio” e l’intera struttura dei sentimenti, delle opinioni e dei pregiudizi egocentrici che producono l’illusione di una nostra distinta individualità, solo così potremo ascendere alla sfera di uno stato supremo. 

       Questo mondo è anche definito come maya; ciò non significa che sia privo di ogni realtà, ma solo che non è ciò che appare a noi. In altre parole, ciò che chiamiamo realtà è solo relativo o rappresenta una realtà di grado inferiore che, paragonata alla superiore Realtà (accessibile solo ad un perfetto illuminato) non esiste più di quanto non esistano gli oggetti di un sogno, una formazione di nubi e lampi che in esso dardeggiano. 

       Visto dal lato opposto, invece, anche il più impermanente di questi fenomeni non è mera allucinazione, cioè non è arbitrario ne privo di significato, ma è l’espressione di una legge intrinseca, la cui realtà è innegabile. Anche se questo nostro mondo e ciò che chiamiamo la nostra personalità sono creazioni della mente e pertanto illusorie, ciò non significa che siamo irreali. Noi possiamo soltanto trasformare poco per volta le proprietà e le funzioni materiali del corpo, controllandole nei loro stati iniziali e nel momento in cui esse vengono ad esistere. 

       Quando, tuttavia, ci soffermiamo su di una qualunque di queste creazioni e tentiamo di limitarla ad uno stato di esistenza, cadiamo in preda all’illusione, prendendo l’effetto parziale per la realtà ultima, il momentaneo per qualcosa che esiste in sé. Colui che riesce a padroneggiare queste forze ha fra le mani il mezzo per la liberazione. 

        Coloro i quali pensano che la forma non abbia importanza, trascureranno anche lo spirito, mentre coloro che alla forma si aggrappano perdono quello stesso spirito che tentano di conservare. Forma e movimento sono i segreti della vita e la chiave dell’immortalità. Coloro che vedono soltanto la transitorietà delle cose e respingono il mondo per il suo carattere transitorio, vedono solo il mutamento sulla superficie delle cose, ma non hanno ancora scoperto che la forma del mutamento, il modo in cui si verifica, rivela lo spirito che ispira ogni forma, la realtà che informa ogni fenomeno. Solo il nostro occhio spirituale è in grado di vedere la stabilità in trasformazione, che è la forma in cui si muove lo spirito: è la vita stessa. La morte è la protesta dello spirito contro la riluttanza del formale ad accettare la trasformazione, la protesta contro il ristagno.  

 

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