L’ASPIRANTE SUL SENTIERO PROBATORIO CARLO SETZU
Possiamo considerare questa materia dei centri in tre linee. Molto è stato scritto e detto circa i centri e al riguardo vi è molto mistero che ha destato la curiosità degli ignoranti ed ha tentato molti a occuparsi di ciò che non li riguarda. Cercherò di chiarire un poco l’argomento e di dare un nuovo punto di vista per lo studio di quest’astruso soggetto. Non ho alcuna intenzione di fornire regole o informazioni tali che possano mettere in grado chi non è preparato di vivificare questi centri e portarli in attività. Io do qui un solenne ammonimento.
Ogni aspirante si applichi a una vita di altruismo elevato, alla disciplina che affinerà e assoggetterà i veicoli inferiori e a uno strenuo sforzo per purificare e dominare i propri involucri. Chi avrà fatto questo, che avrà elevato e stabilizzato la sua vibrazione, crederà che lo sviluppo e il funzionamento dei centri avrà seguito un corso parallelo e che (indipendentemente dalla sua partecipazione attiva) il lavoro è proceduto secondo le linee desiderate. Molti pericoli e calamità terribili attendono l’uomo che risveglia quei centri con metodi contrari alla legge, e che sperimenta con i fuochi del suo corpo senza le necessarie conoscenze tecniche. Egli potrà riuscire con i suoi sforzi a risvegliare i fuochi e a intensificare l’azione dei centri, ma pagherà il prezzo dell’ignoranza con la distruzione della materia, con la combustione di tessuti del corpo e del cervello, con la demenza, e avrà aperto la porta a correnti e forze indesiderabili e distruttive. Non significa essere codardi in queste materie che riguardano la vita soggettiva, il muoversi con cautela e attenzione e comportarsi con discernimento.
L’aspirante deve quindi fare tre cose:
1. Purificare, disciplinare e trasmutare la sua triplice natura inferiore.
2. Sviluppare la conoscenza di sé, equipaggiare il corpo mentale, costruire il causale con le giuste azioni e giusto pensiero.
3. Servire l’umanità con completa abnegazione.
Così facendo osserva la legge, riducendo così al minimo il pericolo inerente al risveglio del fuoco.
Come sappiamo, questo è possibile soltanto all’uomo che ha raggiunto il sentiero della Prova, ossia un punto ben definito nell’evoluzione. Con la conoscenza e con la pratica è stato acquisito il potere di utilizzare automaticamente e scientificamente il sutratma (o canale) come mezzo di contatto. Quando a questa capacità sia aggiunta quella di utilizzare con pari facilità l’antahkarana (o Ponte tra la Triade spirituale e la triplice personalità), allora si ha sulla terra un potente agente della Gerarchia. Possiamo generalizzare nel modo seguente sugli stadi di crescita e alla conseguente capacità di divenire agenti di potere sempre maggiori, attingendo alle risorse di energia dinamica nei tre mondi:
· I tipi inferiori dell’umanità usano il sutratma che passa attraverso il corpo eterico.
· Gli uomini medi utilizzano quasi completamente la parte di sutratma che passa attraverso il piano astrale. Le loro reazioni sono fondate in gran parte sul desiderio e sono emotive.
· Gli uomini intellettuali utilizzano il sutratma cha passa attraverso i livelli inferiori del piano mentale, a quell’astrale e giunge al fisico nelle sue due sezioni. Le loro attività sono energizzate dalla mente, e no dal desiderio come nel caso precedente.
· Gli aspiranti sul piano fisico usano il sutratma che passa attraverso i due sottopiani inferiori dei livelli astratti del piano mentale, e cominciano a costruire gradatamente l’antahkarana, Ponte fra la triade e la personalità. Così il potere dell’Ego comincia a farsi sentire.
· Gli uomini fino alla terza iniziazione, utilizzano tanto il sutratma che l’antahkarana, impiegandoli come un’unità. Il potere della triade comincia a fluirvi, energizzando così tutte le attività umane sul piano fisico e vitalizzando in misura sempre crescente le forma - pensiero dell’uomo.
Quanto più grande è il progresso compiuto lungo il sentiero dell’accostamento ai misteri tanto maggiore attenzione deve fare l’aspirante. Questo è necessario per tre ragioni:
Prima di tutto, dato il suo stadio di evoluzione, egli può rafforzare le sue parole in un modo che lo stupirebbe se potesse vedere sul piano mentale. Egli costruisce più accuratamente dell’uomo medio; la forma pensiero che ne segue è vitalizzata più fortemente e compie la funzione per la quale è inviata dal “Suono” o dalla parola con maggior precisione.
In secondo luogo, ogni parola pronunciata è la conseguente forma-pensiero costruita (se non si trovino sul Sentiero Superiore e non siano fondate su impulsi della personalità) tendono a formare una barriera di materia mentale tra l’individuo e il suo obiettivo. Questa materia o muro di separazione deve essere dissipata prima di poter progredire ulteriormente e questo processo è karmico e inevitabile.
In terzo luogo, il parlare è in grandissima parte un modo di comunicare sui livelli fisici; sui più sottili su cui sta il lavoratore, e nelle sue comunicazioni con i compagni di lavoro e i collaboratori prescelti, avrà una parte sempre minore. La percezione intuizione e la reciproca azione telepatia distingueranno i rapporti tra aspiranti e discepoli, e quando questo vada unito alla piena fiducia, alla simpatia e allo sforzo comune per il Piano, si avrà una formazione in cui il Maestro potrà lavorare e attraverso la quale riversare la sua forza. Il Maestro lavora mediante i gruppi (grandi o piccoli) e il lavoro è facilitato se l’azione reciproca tra le unità del gruppo è continua e ininterrotta. Una delle cause più frequenti di difficoltà nel lavoro di gruppo e del conseguente arresto temporaneo dell’afflusso di forza del Maestro, deriva dal cattivo uso della parola. Produce una temporanea ostruzione del canale sul piano mentale.
Il segreto della liberazione sta nel bilanciare le forze degli opposti. Il sentiero è la linea sottile che li separa, e l’aspirante la scopre e la segue, senza deflettere né a destra, né a sinistra. Quando si distinguono le coppie dei contrari, quando si bilanciano le forze della propria natura, quando si è scoperto il sentiero e si diventa il sentiero stesso, si è in grado di manovrare le forze del mondo, serbando l’equilibrio delle energie dei tre piani, e di collaborare con i Maestri di Saggezza.
Mediante la sintesi, gradualmente crescente, della meditazione, svolta dall’anima nel suo reame e dall’uomo nel mondo fisico, s’innesca (nel cervello) un punto di luce occultamente accesosi nella mente. Luce significa sempre due cose: energia e la sua manifestazione in una qualche forma, poiché luce e materia sono sinonimi, il pensiero dell’uomo e l’idea dell’anima hanno trovato un punto di contatto, e n’è nato il germe di una forma pensiero. Quando sarà sviluppata, questa conterrà quanto l’uomo può vedere, capire ed esprimere a livello mentale del Disegno cui la Gerarchia attende. Per le prime fasi dell’aspirazione, per i primi passi come discepolo e per le prime due iniziazioni, ciò è contenuto nel concetto di Servizio. Si afferra, dapprima alla cieca, l’idea dell’unità della vita, che si esprime nella Fratellanza fra tutte le forme che assume. È un ideale soggettivo, e a poco a poco si comprende come quel rapporto fondamentale si attui nella pratica.
Quando la luce radiante dell’anima si fonde con quella magnetica del corpo vitale, eccita gli atomi fisici al punto che ciascuno di questi, a sua volta, si tramuta in un piccolo centro di emissione; ma ciò è possibile solo quando testa, cuore, plesso solare e centro alla base della spina dorsale sono connessi in maniera peculiare, che è uno dei segreti della prima iniziazione. Quando essi cooperano in modo serrato, il “pavimento del triangolo” — com’è chiamato simbolicamente — è pronto per l’opera magica. Ossia:
· La forma fisica materiale, che ha il suo centro alla base della colonna vertebrale.
· Il corpo vitale, che funziona tramite il centro del cuore, sede del principio della vita; le attività fisiche sono dovute a questi stimoli, distribuiti dalla corrente sanguigna.
· Il corpo emotivo, che agisce mediante il centro del plesso solare.
· Il centro della testa, agente diretto dell’anima e del suo interprete: la mente.
Tutti e quattro devono essere allineati e in perfetto accordo. Quando è così l’iniziazione, con i suoi interludi di discepolato attivo, è possibile.
Quando personalità ed ego si scontrano, la vittoria di questo è certa, il principio minore cessa alla presenza del maggiore. Soltanto dopo aver trasceso la vita attiva personale, sostituita da quell’egoica d’amore saggezza, si comincia a capire la portata della coscienza monadica, e a riconoscerla come potenza dimostrata. Come la personalità si uniforma ai principi che guidano il sé inferiore e l’ego opera secondo la legge dell'amore, che si manifesta nell’azione di gruppo o come sintesi dei molteplici nei pochi, così la Monade vive l’attività dell’amore quale potere che opera la sintesi dei pochi nell’Uno. La prima riguarda la vita fisica o nei tre mondi, il secondo quello a livello causale e l’ultima concerne la Vita qual'è dopo che si sia conseguita la méta dell’uomo. L’una riguarda il singolo, l’altro ai gruppi, la terza all’unità. La prima ha a che fare con la molteplicità più estesa, il secondo con i molti che si riducono nei gruppi egoici e la terza vede le differenze risolversi nel sette, che è l’unità per la gerarchia umana.
L’uomo comune impara a controllare il corpo fisico e a organizzare la vita quotidiana. Chi segue il sentiero della prova impara un’analoga lezione concernente, gli scopi, i desideri e le azioni del corpo astrale. Chi marcia sulla via del discepolato deve fornire prova di sapersi controllare, di cominciare a disciplinare la mente, e di vivere in modo cosciente nel mondo mentale. L’opera dell’iniziato e dell’Adepto è conseguenza di queste acquisizioni.
L’umanità nel suo complesso è consapevole dell’ambiente, infatti, mediante le informazioni che ricava dai sensi, conosce il mondo oggettivo, il “manto del Signore”, e si stabilisce un rapporto tra il Sé e la natura; a mano a mano che la mente s’impadronisce di tale conoscenza e ne elabora la sintesi, chi dimora entro la forma passa per queste fasi:
1. Registra la vibrazione; l’ambiente agisce sulla forma.
2. Ciò è notato ma non compreso. Per effetto dell’attività lenta ma continua della vibrazione, a poco a poco si desta alla coscienza.
3. L’ambiente stimola interesse e desiderio nell’uomo. L’attrazione esercitata dai tre mondi cresce di continuo e lo trattiene per reiterate incarnazioni.
4. Quando poi le vibrazioni delle forme ambientali della natura si fanno monotone per la ripetizione in molte vite, l’uomo distoglie l’occhio e l’orecchio dal mondo fenomenico del desiderio che è ormai famigliare. Diviene insensibile alle sue vibrazioni, e per contro sempre più attento a quelle del Sé.
5. In seguito, sulla via della Prova e del Discepolato, quest’ultima eccitazione vibrante s’intensifica. Il mondo esterno non attrae più. L’interiore invece prevale sul desiderio.
6 A poco a poco, entro la forma oggettiva (apparato reagente che lo fa consapevole del mondo dei fenomeni) il discepolo costruisce un nuovo strumento reattivo, più sottile, che gli consente di conoscere i mondi soggettivi.
Raggiunto questo stadio egli si distacca sempre più dal contatto con le vibrazioni esteriori, e il desiderio relativo si atrofizza. Tutto gli sembra arido e senza attrattive, nulla soddisfa l’anima ardente che aspira. Inizia il difficile processo di orientarsi verso un mondo nuovo, un diverso stato dell’essere, una coscienza più elevata e, poiché l’apparato reattivo interiore è solo embrionale, un desolante senso di vuoto, un brancolare nel buio, un periodo di conflitto spirituale, mette a durissima prova la costanza e la fermezza di proposito dell’aspirante; ma “tutto si compie secondo la legge e nulla può arrestare l’opera iniziata”.
Il discepolo in prova è istruito, per lo più, senza che se ne renda conto con chiarezza. Mentre s’industria seriamente di prepararsi a servire, scopre le sue propensioni errate, e l’analisi dei moventi, se condotta con decisione, mirabilmente lo eleva dal piano astrale o emotivo al mentale. È qui che s’incontra il Maestro. Il discepolo in prova può essere accettato in un gruppo del maestro solo quando l’intuizione comincia in lui, a essere attiva. Si diventa discepoli e sì merita l’attenzione del Maestro solo se la nostra vita ha un certo valore nel mondo, se si è influenti nella propria sfera, e se si è capaci di plasmare le menti e i cuori di altri uomini.
Tutto il progresso sul sentiero discende dalla facoltà di far nostro l’insegnamento ricevuto. Le lezioni interiori entrano a far parte della nostra esperienza e non sono più solo teoriche quando si trasmutano in conoscenza pratica. L’espandersi della coscienza deve essere qualcosa sempre più sperimentato. Le teorie non servono se non si mutano in fatti. Ecco perché è importante meditare sull’ideale. Ciò facendo i nostri pensieri, temporaneamente si accorda alla frequenza di quel concetto, e in seguito quella vibrazione diviene permanente, perché hanno un vero messaggio da trasmettere. Ciò spiega il formarsi di miriadi di piccoli gruppi in tutto il mondo, in ogni campo d’attività. Altri ancora, superata questa fase, si decentrano dalla personalità nei tre mondi e sono sospinti dalla più elevata delle energie personali. Non s’impegnano, né lottano più per esprimere la loro personalità e per imporre se stessi o per radunare magneticamente un gruppo, che guardando a loro ne alimenti l’orgoglio e l’ambizione per sentirsi influenti e importanti. Cominciano a intendere in modo diverso, secondo prospettive più vere. Nella luce del Tutto quella del sé minore impallidisce e scompare. La luce degli atomi del corpo si condensa e poi si annulla nel fulgore dell’anima, quando risplende in tutta la sua gloria.
Non c’è miraggio né illusione che possano trattenere a lungo chi si è imposto di percorrere il sentiero attraverso deserti, foreste, acque cupe di dolore e di angosce, valli di sacrificio; alla fine salirà sul monte della visione, fino alla porta della liberazione. Camminerà a volte nell’oscurità e l’illusione delle tenebre avrà tutta la parvenza della realtà; talora in luce così fulgida e abbacinante che a stento potrà vedere la via; proverà cosa sia vacillare sul Sentiero, o cadere sotto il peso del servizio e della lotta; vagherà forse per gli infidi sentieri dell’ambizione, dell’interesse personale e delle seduzioni materiali, ma per breve tempo. Nessuna forza in cielo, in terra o altrove, può bloccare l’uomo che si sia destato dall’illusione, che abbia intravisto la realtà oltre il mondo astrale, che abbia udito, fosse una volta sola, l’appello squillante dell’Anima.
|