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IL SUONO CREATIVO
E LA VIBRAZIONE 

Carlo Setzu

       Come ogni cosa vivente, anche i simboli  hanno i loro periodi d’alti e bassi, quando il loro potere ha raggiunto lo zenith, essi scendono sui sentieri della vita d’ogni giorno fino a divenire espressioni convenzionali che non hanno più connessione alcuna con l’esperienza originale; il loro significato diventa troppo ristretto o troppo generale, perdendo ogni profondità. Allora, altri simboli occupano il loro posto, mentre essi si ritirano nella più interna cerchia degli iniziati, di dove rinasceranno, quando sarà giunto il loro tempo.

Per “iniziato ” non intendo un gruppo organizzato d’uomini; ma quegli individui che, in virtù della propria sensibilità, rispondono alle sottili vibrazioni  dai simboli presentati loro dalla tradizione o intuizione . Nel caso dei simboli mantrici , queste sottili vibrazioni di suono   hanno un ruolo molto importante, sebbene le associazioni men­tali che si cristallizzano intorno ad esse mediante la tradizione e l’espe­rienza individuale intensifichino grandemente la loro forza.

Il segreto di questa nascosta forza del suono o della vibrazione, che costituisce la chiave dell’enigma della creazione  e della creatività, rivelando la natura delle cose ed i fenomeni della vita, è stata ben com­presa dai veggenti dell’antichità: i Rishi che abitavano le pendici del­l’Himalaya, i magi dell’Iran, gli adepti della Mesopotamia, i sacer­doti dell’Egitto, i mistici della Grecia, solo per ricordare quelli di cui la tradizione ha lasciato traccia,

Pitagora, che fu egli stesso un iniziato della saggezza orientale e il fondatore di una delle più influenti scuole filosofiche in Occidente, parlò dell’”Armonia delle sfere ”, secondo cui ogni corpo celeste — in effetti ogni atomo produce un suono particolare a secondo del suo movimento, del suo ritmo o vibrazione. Tutti questi suoni e vibrazioni formano un’armonia universale in cui ciascun ele­mento, pur avendo la propria funzione e carattere, contribuisce all’unità del tutto.

L’idea del suono creativo è stata perpetuata negli insegnamenti dei logos, parzialmente assorbiti in seguito dal Cristianesimo primitivo come possiamo vedere dal Vangelo di San Giovanni che comincia con le misteriose parole: “All’inizio era il Verbo, ed il Verbo era con Dio, ed il Verbo era Dio… Ed il Verbo fu fatto carne; se questi profondi insegnamenti che stavano per unire il Cristia­nesimo alla filosofia gnostica e alle tradizioni d’Oriente, avessero potuto conservare la loro influenza, il messaggio universale del  Cristo  sarebbe stato preservato dall’intolleranza e dalla ristrettezza mentale.

       La conoscenza del suono creativo ebbe vita in India e altro sviluppo nei vari sistemi Yoga, trovando le sue ultime rifini­ture in quelle scuole di Buddhismo che ebbero le loro basi filosofiche nella dottrina dei Vijùdnavàdin. Questa dottrina era anche nota come Yogiciira e la sua teoria è stata conservata nella pratica e nella teoria nei paesi del Buddhismo Mahayàna, dal Tibet al Giappone.

Alexandra David-Neel descrive, nell’ottavo capitolo del suo Viag­gio in India, un “maestro di suono”, il quale non solo era capace di produrre col suo strumento una sorta di cembalo, ogni genere di suoni, ma, come spiegava Pitagora, che tutti gli esseri e le cose producono suoni secondo la loro natura e dal particolare stato in cui si tro­vano, e ciò perché, diceva, questi esseri e cose sono aggregati d’atomi che danzano, e con i loro movimenti producono suoni; Quando il ritmo della danza cambia, anche il suono pro­dotto cambia. Ogni atomo, perpetuamente, canta la sua canzone ed in ogni momento il suono crea forme compatte o indefinite; esistono suoni creativi e suoni distruttivi, e chi è in grado di pro­durli entrambi potrebbe, volendo, creare o distruggere .

Dobbiamo stare attenti, a non interpretare, erroneamente, que­ste affermazioni in termini di scienza materialista. È stato affermato che la forza dei mantra è costituita dall’effetto delle “onde sonore”, o vibra­zioni, emesse da particelle di materia che, come si può provare attra­verso gli esperimenti, si raggruppano in strutture e figure geometriche ben definite, esattamente corrispondenti alla qualità, alla forza ed al ritmo del suono, se un mantra agisce in questo modo meccanico dovrebbe avere lo stesso effetto anche se registrato; invece non avrebbe alcun effetto neppure la sua ripetizione attraverso un mezzo umano, se questo mezzo fosse una persona ignorante, anche se l’intonazione riuscisse identica a quella di un maestro. La superstizione secondo cui l’effi­cacia di un mantra dipende dalla sua intonazione deriva soprattutto dalla superficiale teoria della vibrazione enunciata da dilettanti pseudo - scientifici, i quali confondono gli effetti delle vibrazioni o forze spiri­tuali con quelli delle onde sonore fisiche, se l’efficacia dei mantra, dipendesse dalla loro esatta pronuncia, tutti i mantra del Tibet perderebbero la loro efficacia e il loro potere, poiché non sono pro­nunciati secondo le regole del sanscrito, ma seguono le leggi fonetiche della lingua tibetano.

Ciò significa che la forza e l’effetto di un mantra dipendono dall’atteggiamento spirituale, la conoscenza e la sensibilità dell’individuo. Il sabda, o suono del mantra, non è fisico, sebbene possa essere accompagnato da un tale suono, ma è un suono spirituale. Esso, non può essere udito con l’orecchio, ma col cuore, non può essere pronunciato con le labbra, ma con la mente. Il mantra ha forza e significato solo per l’iniziato, che è passato attraverso un particolare tipo d’esperienza connessa con il mantra.

Come una formula chimica è valida solo per chi conosce i simboli da cui è costituita e le leggi della loro applicazione, un mantra dà forza solo a chi è consapevole del suo intimo significato, che conosce i metodi operativi e sa che esso è un mezzo per risvegliare le forze sopite, capaci di dirigere il nostro destino e di influire su quanto ci circonda.

I mantra non sono formule magiche, come hanno ripetuto più volte persino eminenti studiosi occidentali, e nemmeno chi è perve­nuto a conoscerli bene (siddhi) sono “stregoni” (come Grùnwedel chiama i siddha). I mantra non agiscono per una loro natura magica, ma solo attraverso la mente che li sperimenta. Essi non possiedono alcun potere per loro stessi, sono soltanto i mezzi per concentrare forze già esistenti, come una lente d’ingrandimento che, pur non contenendo calore di per sé, può concentrare i raggi del sole e trasformare il loro tepore in calore incandescente.

Tutto ciò può sembrare stregoneria a un boscimano, poiché ne vede solo l’effetto, senza conoscerne le cause e le loro intime connes­sioni. Il punto di vista di chi confonde la conoscenza man­trica con la stregoneria, quindi, non è molto diverso dall’atteggiamento di un boscimano; se vi sono stati studiosi che hanno tentato di sco­prire la natura dei mantra usando i mezzi della conoscenza filologica e sono arrivati alla conclusione che si tratta solo di “borbottii” privi di signi­ficato, poiché non hanno ne struttura grammaticale ne significato logico, per parte nostra possiamo dire soltanto che procedere in questo modo è come inseguire le farfalle con un martello.

A prescindere dall’inadeguatezza dei mezzi, desta meraviglia, il fatto che questi studiosi, privi della sia pur minima esperienza perso­nale, senza aver mai neanche tentato di studiare la natura ed i metodi della tradizione mantrica e di far pratica con un maestro spirituale com­petente (guida), si arroghino il diritto di giudicare e di esprimere opinioni.

Soltanto la coraggiosa opera sperimentale d’Arthur Avalon (so­prattutto nel campo dei Tantra indù, che avevano trovato il loro più intelligente e valido interprete nell’ideologo tedesco Heinrich Zinìmer) ha dimostrato per la prima volta al mondo che il Tantrismo non era Induismo degenerato o buddhismo corrotto, e che la tra­dizione mantrica era un’espressione della conoscenza e dell’esperienza più profonde nel regno della psicologia umana. Questa esperienza, tuttavia, può essere acquisita soltanto sotto la guida di un Guru competente (incarnazione di una tradizione vivente) ed attraverso una pratica costante; se, quindi, il mantra è usato dopo una preparazione di questo genere, insorgeranno tutte  le necessarie associazioni e tutte le forze accumulatesi dalle precedenti esperienze, producendo l’atmosfera e il potere per i quali esso è inteso. Il non iniziato invece, potrà pronunciare il mantra tutto le volte che vorrà, senza ottenere il minimo effetto, e i mantra potranno essere stampati su migliaia di libri senza rivelare il loro segreto o perdere il valore.

Il loro segreto non è tale intenzionalmente, ma è qualcosa che dev’essere acquisito attraverso l’auto-disciplina, la concentrazione  , l’esperienza e l’intuizione  interiore. Come ogni cosa che ha un valore e come ogni forma di conoscenza, non può essere ottenuto senza sforzo e solo in questo senso esoterico, come ogni saggezza profonda, che non si rivela al primo sguardo perché non è conoscenza superficiale, ma si realizza nelle profondità della mente. Ecco perché quando, il discepolo Hui-neng chiese al Maestro se non aveva da impartirgli un qualche insegnamento esoterico, il quinto Patriarca della scuola buddhista cinese Ciao rispose: “Ciò che posso dirti non è esoterico; se volgerai il tuo sguardo dentro di te troverai nella tua mente ciò che è esoterico”. Per­tanto, la conoscenza esoterica è aperta a tutti quelli che vogliono vera­mente esercitarsi e che hanno la capacità di apprendere con mente aperta.

Le qualità richieste erano:

·        Fede sincera nel Guru.

·        Perfetta devozione all’ideale che Egli rappresenta.

·        Profondo rispetto per tutte le cose spirituali.

Le speciali qualifiche erano:

·        La conoscenza dei principali fondamenti delle sacre scritture o della tradizione.

·        Dedicare un certo numero di anni allo studio e all’eser­cizio degli insegnamenti interiori, sotto la guida del Guru.

Allo stesso modo, si è ammessi all’istruzione supe­riore nelle università o in altri istituti simili, solo chi ha le doti e le qualifiche necessarie, anche i Maestri spirituali d’ogni tempo hanno richiesto ai loro discepoli certe qualità e qualifiche prima di iniziarli agli insegnamenti della scienza mantrica: non vi e nulla di più pericoloso di una mezza conoscenza o di una conoscenza che ha soltanto valore teorico.

 

 

 

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