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XVIII°  SEMINARIO
Organizzato congiuntamente dalla
FEDERAZIONE EUROPEA DELLE SOCIETA’ TEOSOFICHE NAZIONALI
e della SOCIETA’ TEOSOFICA ITALIANA.

 Carlo Setzu
 

“La vita dopo la vita secondo l’insegnamento teosofico”. 

    La vita dopo la vita ci porta a parlare, per prima cosa, del passaggio “al di là del velo”.

    In un prossimo futuro la morte , com’è compresa ora, sarà abolita, e sarà stabilito il fatto dell’esistenza dell’anima .  Chi percorre la via illuminata , il passaggio al “di là del velo” la chiama: morte, esperienza, vita. Per la gran maggioranza delle persone, le idee sulla morte sono errate: la considerano come qualcosa di triste e di pauroso, mentre in realtà essa è la gran liberatrice, che ci permette di entrare in una sfera d’attività più ampia, è la liberazione della Vita dal veicolo cristallizzato e da una forma inadeguata. Non si scorge il nesso tra sonno  e morte, ma questa, dopo tutto, non è che un interludio maggiore fra due operazioni fisiche: si è “via” per un periodo più lungo. Il miglior concetto che si possa fare della morte è considerarla come un’esperienza che ci libera dall’illusione  della forma. La morte è un interludio in una vita d’esperienza costantemente acquisita; essa segna una precisa transizione da uno stato di coscienza  ad un altro. Possiamo riassumere l’atto di morire come Opera di restituzione, Arte dell’Eliminazione, Processo d’integrazione. “E s’ode una Parola. Il punto di luce radiante, già disceso, ora sale, al comando di quel suono udito appena, attratto dalla sua sorgente. Per gli uomini è la morte, per l’anima è la vita”.

    Per gli uomini di scarsa evoluzione, la morte è letteralmente un sonno, un oblio, poiché la mente non è desta abbastanza da reagire, e la memoria è in pratica vuota di ricordi. Per l’uomo di medio livello, buon cittadino, dopo la morte, il processo vitale, gli interessi e le tendenze proseguono nella sua coscienza. Questa, e la consapevolezza, restano uguali e inalterate.

    Teniamo presente che la coscienza permane la stessa, sia nella vita fisica sia in quell’incorporea, e che lo sviluppo può essere perseguito in questa con tranquillità maggiore, poiché non più limitato e condizionato dalla coscienza cerebrale.

    Per la massa comune dell’umanità, focalizzata in tutte le sue attività e pensieri sul piano fisico, il periodo dopo la morte è di semicoscienza, d’incapacità di riconoscere il luogo e di disorientamento emotivo e mentale. Per quanto riguarda i discepoli, si mantiene il contatto con le persone (generalmente con quelle alle quali erano associati) durante le ore di sonno; permane la ricezione delle impressioni provenienti dall’ambiente e dai collaboratori, e continua ad esserci il riconoscimento del rapporto (come sulla terra) incluso il senso di responsabilità.

    Le prime reazioni e attività dell’uomo dopo il trapasso sono le seguenti:

I.   Prende coscienza di sé, con una chiarezza di percezione sconosciuta a chi vive nel mondo fisico.

2.  Il tempo (ossia che la successione degli eventi registrata dal cervello fisico) non esiste più nel senso usuale; l’uomo volge l’attenzione al proprio sé, più nettamente emotivo, e, in ogni caso, ciò provoca un istante di diretto contatto con l’anima, Infatti, l’ora della completa restituzione non passa inosservata per quest’ultima, anche se si trattasse dell’individuo più rozzo e ignorante. È un po’ come un forte strappo impresso alla corda di una campana: per breve istante l’anima risponde, in modo tale che l’uomo, nel suo corpo astrale  - mentale , rivede la vita appena trascorsa, come su uno schermo. Egli registra il senso dell’eternità.

3.  Come risultato, di queste esperienze, egli isola i tre fattori principali che ne hanno governato la vita appena conclusa e che saranno la nota fondamentale di quella, futura, che lo attende. Ogni altra cosa è dimenticata e sfugge alla sua me­moria: egli ha coscienza solo di quei tre sensi che esoterica­mente sono chiamati «semi del futuro». Questi sono peculiar­mente connessi agli atomi permanenti  fisico e astrale, insieme con i quali compongono la forza quintupla che creerà la forma futura. Si può asserire che:

a. Dal primo seme dipenderà la natura dell’ambiente fisico in cui l’uomo dovrà tornare a vivere. Esso è dunque con­nesso alle qualità delle future circostanze, e alle condizioni dell’opportuna sfera di rapporti.

h. Dal secondo dipenderà la qualità del veicolo eterico  per il cui tramite le forze di raggio  agiranno sul corpo fisico eterico . Esso delimita la struttura vitale in cui circoleranno le energie, ed è connesso in particolare a quello dei sette centri  che nella prossima incarnazione saranno più desti e attivi.

   e.Il terzo predetermina l’involucro astrale, ove l’uomo sarà allora polarizzato. Parlo dell’uomo comune non di quello progredito, del discepolo  o dell’iniziato . Questo seme - con le forze che attira - lo rimette in rapporto con chi ha amato, o con cui ha lavorato e vissuto. È verità di fatto che qualsiasi incarnazione  è governata, in senso soggettivo, dall’idea di gruppo in quanto si ritorna nella vita fisica non solo per il desiderio individuale di quelle particolari esperienze, ma anche per impulso e karma  di gruppo. È bene insistere su questa verità. I familiari, le persone amate, restano gli stessi, proprio perché quel rapporto è stato saldamente affermato per molte vite.

4.  «Isolate» queste esperienze, l’uomo crea e trova coloro che l’influsso del terzo seme gli indica aver parte continua nella vita del gruppo di cui fa parte, in modo conscio o no. Ristabiliti i contatti (se si tratta d’individui che hanno eliminato il corpo fisico), si comporta con loro come avrebbe fatto nel mondo con gli intimi, secondo il suo carattere e il grado evolutivo, se invece le persone che più ama – o odia - sono ancora viventi fisicamente, resterà accanto a loro proprio come prima – consapevole della loro attività, anche se queste (se non molto evolute) non ne hanno coscienza. Bisogna pensare però che ogni uomo è un essere diverso e ogni carattere è unico. Basta aver chiarito le linee fondamentali della condotta prima del processo d’eliminazione.

         Queste quattro attività hanno durata variabile – per chi “vive in basso” beninteso, perché chi è nell’astrale non è consapevole del tempo. A poco a poco le illusioni (di qualsiasi natura) cadono, e l’uomo perviene a sapere, poiché la mente è ora più incisiva e dominante, d’essere pronto alla seconda morte e ad eliminare del tutto il veicolo astrale – mentale (Kama – manas).

La vita sul piano astrale

     Con un corpo astrale raffinato, risultato di una vita pura, l’uomo è insensibile alle vibrazioni grossolane del piano astrale, e sensibile soltanto alle influenze superiori, la conseguenza sarà il dissolvimento più rapido del corpo stesso, quando si è stati capace di sviluppare la sensibilità di tutte le particelle del corpo astrale, si ha la visione completa di quel mondo, ossia che tutti i sottopiani  sono simultaneamente visibili.

L’uomo spirituale sarà poco attirato dal piano astrale e non desterà in lui nessun’attività, nel suo brevissimo e rapidissimo soggiorno, perchè, liberando i principi superiori, accederà subito alla vita del mondo mentale, ritirandosi verso l”Ego  o mondo celeste.

La vita sul piano astrale è più attiva che sul piano fisico, essen­dovi la materia più vitalizzata. Un individuo, la cui vita sia stata di tipo superiore, potrà fare sul piano astrale molto più bene di quanto non abbia fatto durante la vita fisica.

Da notare che egli può aiutare o anche ritardare il suo progresso e quello degli altri, come prima, e per conseguenza, non cessa di creare karma, perchè la dove la sua coscienza si sviluppa e dovunque agisce o sceglie, le azioni avranno conseguenze karmiche che si ripercuoteranno nella prossima vita terrena.

Gli insegnamenti occulti assicurano che il ricordo affettuoso è una forza che, abilmente indirizzata, aiuta il mondo celeste e che il dolore e la desolazione invece sono, non solo inutili, ma anche nocivi.

Il mondo astrale è abitato da:

·        Persone incarnate ma in pieno sonno. 

·    Da psichici, che non sanno agire sul piano mentale.

·    Da Adepti con i loro allievi che usano il corpo mentale, rivestito di materia dei quattro livelli inferiori, e quando desiderano manifestarsi, usano materia astrale corrispondente; essi hanno accesso a tutti i sottopiani.

·    Da maghi neri con i loro allievi.

·    Da persone comuni dopo la morte.

·    Da ombre e cadaveri astrali.

·    Da gusci e corpi astrali all’ultimo grado di disintegrazione.

·    Da gusci vitalizzati da cattivi pensieri umani.

·    Da suicidi e vittime di morti improvvise.

·    Da allievi che attendono di rincarnarsi.

·    Da allievi, incaricati dal proprio Maestro  d’eseguire un lavoro più efficace. 

·    Da nirmanakaya  che hanno scelto di rimanere in contatto con la terra, per mettere in azione correnti di forza spirituale destinate ad aiutare l’evoluzione.

·    Da una quantità elevatissima d’entità astrali non umane, come:

-  essenza elementale;

-  corpi astrali d’animali;

-  spiriti di natura di tutte le specie;

deva .

A causa del continuo ritiro dell’Ego, anche il corpo astrae si disgrega, e l’uomo a poco a poco si sbarazza da ciò che lo tiene lontano dal mondo celeste. Egli però, tramite l’atomo permanente astrale, porta con se l’insieme delle esperienze e facoltà acquisite.

La dipartita dal piano astrale è dunque una seconda morte, perchè l’uomo lascia dietro di se un corpo astrale che si disintegra e la cui materia ritorna al mondo astrale, come la materia del corpo fisico torna a quel mondo.        

Un piano è uno stato di coscienza non un luogo, esso è riconosciuto dalla stessa reazione dell’individualità che, nettamente e sempre conscia di se, percepisce la qualità dell’ambiente e dei desideri che essa prova nei suoi confronti, o sente (se si tratta d’entità progredita, accentrata sui livelli astrali superiori) l’amore  e l’aspirazione  che da lei emana.

    L’uomo, quando è separato dal veicolo fisico ed eterico, è consapevole del passato e del presente; al termine dell’eliminazione, nell’istante del contatto con l’anima, quando il corpo mentale sta disintegrandosi, è repentinamente conscio anche del futuro, poiché la prescienza è dote dell’anima, cui egli allora partecipa. Egli quindi, vede il passato, il presente ed il futuro come una cosa sola; di vita in vita, durante il continuo ripetersi delle rinascite, si sviluppa in lui il senso dell’eterno Presente. È appunto questo stato di coscienza (caratteristica normale dell’uomo molto evoluto) che è detto “devachan ”.

Per l’aspirante sul sentiero, la morte segna l’ingresso immediato in una sfera di servizio e d’espressione cui è assuefatto, e che subito riconosce.

La Legge, che concerne i discepoli ormai alle ultime fasi del Sentiero, e per gli iniziati dice: “Ascolta, o chela, l’appello del Figlio alla Madre, e obbedisci. Esso annuncia che la forma ha assolto il suo compito. Il principio mentale (il quinto) si organizza e ripete la parola. La forma in attesa risponde e si distacca: L’anima è libera. Rispondi, o risorgente, all’appello che giunge dalla sfera dell’obbligo; riconosci la voce che viene dall’ashram  o dal Concilio, ove attende il Signore della Vita. Il Suono vibra. Anima e forma devono rinunciare entrambe al principio della vita permettendo così alla Monade  d’essere libera. L’anima risponde. La forma spezza il legame. La vita libera, sa di sapere e possiede il frutto di tutte le esperienze. Sono i doni dell’anima e della forma fuse insieme.

L’eliminazione è diversa per ciascuna di queste tre categorie:

I .   Uomini esclusivamente astrali per qualità e costituzione.

2.   Uomini, dalla personalità integrata, in cui emozione e mente si equilibrano.

3.   Uomini progrediti e discepoli, in prevalenza mentali.

Valgono per tutti e tre le stesse regole fondamentali, ma varia l’accentuazione. Tenete presente che quando non esiste più un cervello fisico, e la mente non è sviluppata, l’uomo interiore è come «soffocato» in un involucro astrale, e per lungo tempo re­sta immerso appunto in quella sfera che diciamo astrale. Chi è della seconda categoria vive in «duplice libertà», perchè ha una forma duale che gli consente di attingere, a volontà, i li­velli astrali superiori e gli strati inferiori del mentale. Notate che non ha un cervello fisico che registri questi contatti, di cui tut­tavia è cosciente in modo che dipende dall’attività o dalla capa­cità di apprendere e valutare dell’uomo interiore. L’individuo mentale, invece, ha un veicolo tralucente la cui densità luminosa dipende dal grado di purezza della sostanza mentale di cui è composto. Il processo d’eliminazione é simile per le tre categorie, variano solo le tecniche. Si può affermare, per chiarezza, che:

1. . L’uomo astrale, ossia della prima categoria, elimina il corpo astrale per logoramento,  e lo espelle tramite il corrispondente astrale del centro del plesso solare. Il logorio è generato dal fatto che, a questo livello tutti i desideri e le emozioni sono per la natura animale e il corpo fisico, che entrambi, non esistono più.

2.  L’uomo della seconda categoria usa due metodi, e ciò è logico, in quanto deve eliminare prima l’astrale e poi il mentale.

a.  Si libera dal primo con il crescente desiderio di vita mentale. A poco a poco, ma costantemente, si ritrae nel corpo mentale, e l’astrale esotericamente “scade” e scompare. Di norma questo processo è inconscio e dura assai a lungo. Se il soggetto è di levatura superiore alla media e prossimo alla terza categoria, il veicolo astrale scompare in modo dinamico e repentino, ed egli resta libero nell’involucro mentale, di solito, ciò avviene in maniera cosciente e celere.

b.  Distruggere il mentale con un atto di volontà umana,  coadiuvato dall’anima, che comincia a poco a poco, a   prendere coscienza del proprio riflesso, e lo attrae, anche se ancora debolmente. La rapidità del processo dipende dall’intensità dell’influsso mentale.

3.   L’uomo mentale, deve compiere due operazioni:

a.  Dissolvere qualsiasi residuo astrale che offuschi la luce del corpo mentale: il veicolo astrale a questo punto non ha  più valore espressivo. Ciò sì compie invocando luce maggiore dall’anima. È questa, infatti, che dissipa la sostanza astrale, in questo stadio, così come la luce dell’anima della collettività umana dissolverà un giorno il mondo astrale.

b.  Distruggere il veicolo mentale, usando a tal fine certe parole di potere , comunicate al discepolo dall’Ashram del suo Maestro. Esse esaltano assai il potere dell’anima, e dilatano quindi a tal punto la coscienza, che il mentale si infrange e non limita più l’uomo interiore. Questi allora, libero figlio delle mente , dimora nell’Ashram del Maestro e “non ne uscirà mai più”.

           Infine, la morte non è che un atto di restituzione. Si tratta, infatti, di restituire sostanza ai tre mondi, volentieri e di buon animo; di restituire l’anima umana alla fonte da cui venne, con la gioia d’essere colà riassorbiti.

 

 

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